“Lewis Carroll. La vita segreta del papà di Alice” di Karoline Leach

di / 24 settembre 2010


«Serendipità» è una parola nuova molto di moda oggi per esprimere quell'indefinibile sensazione che proviamo nel trovare qualcosa mentre stavamo cercando tutt'altro: una parola nuova per sentimenti vecchi. Bene, la storia dietro questo libro, che vede per la prima volta la luce in Italia presso l'editore Castelvecchi, ne è una tipica prova su strada.

È il 1996 e l'autrice teatrale Karoline Leach sta facendo ricerche per una sceneggiatura nell'archivio di Charles Lutwidge Dogdson, l'autore di Alice nel paese delle meraviglie meglio noto come Lewis Carroll. Qui si imbatte in un foglio catalogato sbrigativamente come «pagina di diario tagliata» e dimenticato da tutti; fatto strano, visto che molti dei segreti della vita di Carroll erano nei suoi diari, sottoposti dalla famiglia a significativi tagli dopo la sua morte.

Ebbene, in quel foglietto, vergato da una nipote di Carroll, Leach trova qualcosa che mette seriamente in dubbio le ipotesi avanzate finora sul rapporto tra Carroll e la famiglia della piccola Alice Liddell, la «vera Alice»: non più l'assurda proposta di matrimonio fatta nel 1863 a una bambina undicenne, ma il confronto tra Carroll e la signora Liddell sui pettegolezzi che circolavano sul reverendo e la sua corte alla governante dei Liddell o addirittura alla figlia maggiore, Lorina.

Il documento risulta autentico e ce n'è abbastanza per mettere in crisi l'immagine tradizionale di Carroll, quella del timido pretino vittoriano imprigionato in un'eterna fanciullezza, senza una sua vita, lontano da contatti umani, a proprio agio solo assieme a bambine e ragazzine: sostanzialmente, un pedofilo represso. E così, da questa scoperta casuale e dall'enigma di quel pezzo di carta catalogato ma mai studiato, la sceneggiatura che Leach aveva in mente si trasforma nel libro che lancerà una piccola rivoluzione negli studi su Carroll: ora esaltato, ora ferocemente stroncato, La vita segreta del papà di Alice resta uno di quei libri che difficilmente si possono ignorare.

È una biografia, ma soprattutto una riflessione e un'analisi sul modo in cui è nato quello che l'autrice chiama «il mito di Carroll»: con attenzione e passione Leach passa in rassegna la critica su Carroll, la decostruisce, ne mostra lacune e contraddizioni, senza risparmiare le testimonianze altrettanto fantasiose e spesso contraddittorie delle tante «piccole amiche» di Carroll, molto spesso assai più mature di quanto ci dica il mito.

Il Carroll che esce da queste pagine è molto diverso da quello della vulgata: è un uomo dalle molte amicizie, più femminili che maschili, e dall'intensa vita sociale, ricca di aperture mentali, ambiguità e indulgenze, forse il vero scandalo nella sua vita da coprire; un uomo a seconda dei casi brillante od ottuso, impietosamente critico verso sé stesso e pomposo oltre ogni dire, adorabile e seducente ma al tempo stesso capace di sottili crudeltà. E forse, la cosa più sconvolgente è che quest'uomo così diverso dal suo mito, avrebbe potuto essere visto in questa luce già da tempo lasciandoci con il dubbio da cui ha preso le mosse la ricerca di Leach: come mai questo non è accaduto? La congiura del silenzio della famiglia Dodgson che distrusse molte carte e proibì per molto tempo l'accesso a quelle superstiti? Certo, ma non solo: anche nel profondo divario tra ciò che avvenne e ciò che biografi, memorialisti, critici e psicologi scelsero di voler vedere prendendo per fondata la mitologia sorta attorno al nome di Lewis Carroll già quando egli era in vita. Nel suo nucleo più profondo, il libro di Karoline Leach è quasi un giallo che investiga e mette in guardia sulle logiche su cui si basa la nostra saggezza collettiva e sul modo in cui si forma. E in questa sintesi tra saggistica e romanzo biografico consiste uno dei punti di forza del libro, assieme all'ottima appendice che riproduce il famoso documento d'archivio con altri inediti e all'ampia bibliografia: forse, la vera porta per il Paese delle meraviglie è stata finalmente aperta.

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