“Iliade” di Omero
di Dario De Cristofaro / 12 marzo 2011
Ci sono dei libri che anche solo averli vicino a sé, tenerli in mano, sfogliarli leggendone passi sparsi, sanno darti sensazioni universali, oserei dire mistiche. Sono quelle opere a cui sai di appartenere, in cui sono nascosti frammenti di ciascuna delle nostre coscienze, piccoli atomi di noi, di tutto ciò che ci rappresenta. E ci sono persone che, per fortuna, comprendono ancora cosa significhi avere a portata di mano questo genere di libri.
È il caso di Dora Marinari e Giulia Capo che, con l’aiuto dei tizi della Lepre Edizioni, hanno deciso di riconsegnare al lettore l’Iliade di Omero in una nuova traduzione, accompagnata dall’indispensabile testo greco a piè pagina e da un commento dettagliato. La prefazione di Eva Cantarella completa il tutto, contestualizzando l’opera con elementi storico-filologici di notevole spessore.
Reso in un formato pratico e facilmente consultabile, questo libro ripropone il capolavoro epico liberandolo da fronzoli di sorta e aulicismi anacronistici che, in parte, ne minano, da sempre, la fruibilità.
L’Iliade, come tutti sanno, racconta “la vicenda che riguarda la città di Ilio”, e, in particolare, quei lunghi cinquanta giorni, sotto le mura di Troia, nella piana tra lo Scafandro e il Simoenta, che vedono Achille scatenare la sua cieca ira. Là eroi del calibro di Ettore, Diomede e Aiace Telamonio combattono, e molti lutti si lasciano alle spalle. Secondo la leggenda per una donna, Elena, moglie di Menelao, fuggita con Paride di Ilio; secondo gli storici, per il dominio sull’Egeo, per il controllo dello stretto dei Dardanelli, per annientare la città rivale. E lottano con l’aiuto degli Dei: Atena, Apollo, Zeus stesso, personificazioni di pulsioni e sentimenti che l’uomo antico tende ancora a identificare come aliene dal proprio io. L’opera termina senza vincitori: solo nell’Odissea si verrà a sapere, dalle parole di Odisseo, quale sarà la fine di Troia e degli eroi che l’hanno presa. Senza vincitori, dunque, quasi a voler dire, che in guerra ogni uomo è vinto, vittima della propria e dell’altrui crudeltà.
Guerra, amore, morte. Vendetta e rabbia. Ma anche pietà e commozione. Tutto è racchiuso in queste pagine, tutto è reso in maniera essenziale. Essenzialmente l’Uomo: esattamente così potremmo definire l’Iliade oggi. E allora viene spontaneo invocare anche noi la Musa, figlia di Mnemosyne, affinché non ci faccia mai dimenticare opere di tale bellezza, patrimonio indiscutibile dell'intero genere umano.
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