Enrico Fermi, fisico
di Diego Rossi / 3 maggio 2011
Roma è più radioattiva di Tokyo?
Effettivamente è così, i livelli medi di radioattività rilevati a Roma sono superiori a quelli di Tokyo. Il dettaglio dei dati è fornito dall’ISPRA, Istituto Superiore Per la Protezione e Ricerca Ambientale. Ciò è dovuto a materiali di costruzione naturali come tufo e granito e non rappresentano tuttavia alcun pericolo per la salute. Tali misurazioni rassicurano anche sugli effetti di improbabili nubi radioattive, circoscritte al territorio giapponese.
Dall’ANSA dei giorni scorsi: “Siamo assolutamente convinti che l'energia nucleare sia il futuro per tutto il mondo. L'energia nucleare e' sempre la più sicura”. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi nella conferenza stampa seguita al vertice italo-francese a Villa Madama. Berlusconi ha tra l’altro ricordato come l’Italia, con Enrico Fermi, sia stato il primo Paese al mondo a saper sfruttare l’energia nucleare ed ”…era all'avanguardia nella realizzazione di centrali nucleari negli anni Settanta.”.
Se la posizione del Governo resta orientata sull’impiego a lungo termine della soluzione nucleare, l’opposizione invita alla rinuncia definitiva del programma. Sui giornali e in televisione emerge tuttavia da entrambe le parti poca disponibilità al confronto. Si nota infatti uno scarso interesse per l’approfondimento, sorge il dubbio sulla reale competenza dei politici, pronti a prendere posizioni così radicali in un senso o nell’altro, ma che non si rendono disponibili a spiegare in maniera semplice le alternative possibili. Sono lecite le domande: Quanto sanno i nostri rappresentanti del nucleare? Quanto viene valorizzata la ricerca oggi in Italia?
Gli unici approfondimenti tecnici sull’argomento sono stati di natura ingegneristica. Si è parlato spesso in Tv di centrali di terza generazione. Carlo Rubbia (Premio Nobel per la Fisica nel 1984) definisce questo approccio di natura “cosmetica”, nel senso che i miglioramenti tecnologici mirano ad arricchire i parametri di sicurezza, ma non snaturano il principio di funzionamento della centrale nucleare, che in casi come quello giapponese può provocare devastanti disastri ambientali.
La scienza offre molte alternative, anche nell’ambito della stessa energia atomica si stanno realizzando (in Cina e in India per esempio) nuove centrali che sostituiscono l’Uranio con un altro elemento: il Torio. Quest’ultimo, più disponibile in natura non può essere utilizzato per ordigni bellici e le scorie e le contaminazioni in caso di disastro sarebbero minime. Ovviamente esiste poi un universo di alternative al nucleare. Le fonti energetiche rinnovabili sono la vera speranza dei nostri giorni, ma non sono però mai stati forniti dettagli di progetti concreti. Ciò che manca in politica si trova dunque solo nell’impegno dei ricercatori e nei loro libri. Enrico Fermi, citato nel dibattito sul nucleare, è stato l’esempio della brillantezza dei nostri scienziati. Alcuni uomini davvero straordinari precorrono i tempi e ci fanno dono delle loro idee. Anche oggi abbiamo tanti giovani (spesso sottopagati) che si impegnano duramente per fornirci soluzioni, aprendo nuove frontiere alla conoscenza. La delusione è ancora più marcata se rapportiamo la loro genialità alla scarsa competenza dei nostri politici (che di grande, sembrano avere troppe volte soltanto il loro stipendio o l’eccessiva autostima).
Ecco alcune frasi di Emilio Segrè (premio Nobel per la Fisica 1959), quando parla di Fermi nel suo meraviglioso “Enrico Fermi, fisico” :
“Per quanto Fermi sia vissuto in un'epoca piena di drammatici eventi storici e per quanto, a causa del suo lavoro, si sia trovato ad avere in essi una parte importante, la sua vita più intensa e avventurosa fu quella intellettuale della scoperta scientifica.”
Non esiste forse miglior consiglio per i giovani studenti di oggi e brillanti uomini di domani che la lettura della biografia di uno dei maggiori fisici mai esistiti. Ecco per esempio le note di Segrè sul compito di ammissione alla Normale, svolto da Fermi a 17 anni e l’immagine della prima pagina del suo lavoro:
“Tutto il saggio [di Fermi, a 17 anni] continua a un livello e con una maestria che avrebbe fatto onore a un esame di laurea universitaria. L’esaminatore, il Prof. Pittarelli[…] naturalmente rimase strabiliato del compito di Fermi e decise di parlare col candidato, per quanto cio non fosse prescritto dai regolamenti. Alla fine del colloquio Pittarelli disse a Fermi che nella sua lunga carriera di professore non aveva mai incontrato uno studente come lui, che senza dubbio egli era una persona straordinaria, che sarebbe andato molto lontano e sarebbe diventato uno scienziato importante e che per quel che riguardava l’ammissione alla Scuola Normale era sicuro che avrebbe vinto uno dei posti perche era inverosimile che ci potessero essere altri concorrenti dello stesso calibro. Fermi stesso mi raccontò questi fatti molti anni dopo con ovvia soddisfazione e gratitudine per Pittarelli che lo aveva incoraggiato e gli aveva infuso fiducia nella propria abilità.”
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