Il piccolo Christian
di Angelo O. Melone / 23 maggio 2011
«Più esilarante di Calvin & Hobbes, più tenero di Charlie Brown», così la quarta di copertina de Il piccolo Christian di Blutch (Rizzoli-Lizard, pp. 120, euro 14,00). Affermazioni che suscitano enormi aspettative e a lettura ultimata sincere domande sulla necessità delle stesse quali poderosi veicoli promozionali, più schietto forse sarebbe stato scrivere “a metà tra Calvin & Hobbes e Charlie Brown” o qualcosa del genere.
Il piccolo Christian dovrebbe rivaleggiare con le scoppiettanti strisce di Watterson e i magistrali Peanuts, ma si tratta di capolavori al cui confronto si scioglierebbe come neve al sole. Non per lesa maestà, ma perché Il piccolo Christian non è esilarante, né tanto meno lo è come Calvin & Hobbes; e la sua tenerezza si riduce all’universale tenerezza che lo accomuna a Charlie Brown e un po’ a tutti i bambini del mondo.
Colpo di scena: nonostante tutto Il piccolo Christian è un fumetto gradevole, disegnato con uno stile accattivante, che ci fa fare un viaggio fantastico nella crescita di un ragazzino in Alsazia, tra “dura” realtà (si fa per dire, non gli accade niente di male) e visionarietà pop condita da apparizioni di Steve McQueen e John Wayne e nostalgiche rievocazioni di gloriosi fumettoni.
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