Le perfezioni provvisorie
di Linda Pietropaoli / 23 giugno 2011
A metà strada fra il giallo e il romanzo d’introspezione, Le perfezioni provvisorie, di Gianrico Carofiglio, ha come protagonista, ancora una volta, l’avvocato Guido Guerrieri, uomo aitante e di successo, diviso tra le sue occupazioni diurne – il nuovo e moderno ufficio, i casi giudiziari, i suoi collaboratori – ed il tempo che trascorre fra sé e sé, un tempo immerso nelle tenebre delle ore notturne o del passato, in ogni caso sempre pacatamente velato di una costante e sottile malinconia. Unica evasione da una vita interiore molto più ricca di quanto il quotidiano riesca a riassorbire, fatta di continui ricordi, riflessioni sulla natura dell’uomo e ritorni al passato, sono il suo umorismo, i libri e i surreali scambi conversazionali con Mister Sacco, un pungiball appeso nel soggiorno di casa, suo unico confidente.
La storia ruota attorno ad una richiesta per lui, avvocato e grande affabulatore, un po’ inusuale che, dapprima lo lascia perplesso e scetticamente condiscendente, poi lo assorbe fino allo scioccante sbroglio finale della matassa. Si tratta dell’improvvisa scomparsa di Manuela, figlia di una opulenta “Bari-bene”, le cui tracce sono letteralmente perse nel nulla. Inghiottita nel silenzio assordante del mistero più assoluto, i suoi genitori si rivolgono disperati a qualsiasi figura possa trovare anche un seppur minimo cavillo che impedisca l’archiviazione di un’inchiesta priva di elementi probanti. È il tentativo coraggioso per poter sperare ancora o il gesto ultimo per trovare il perché dell’inspiegabile sparizione. Ciò a cui l’indagine inaspettatamente porterà non sarà soltanto la risoluzione del caso, piuttosto la consapevolezza fredda e razionale di come la perfezione non sia che uno stato provvisorio e transeunte di alcuni rari e fuggevoli momenti di felicità.
La prosa di Carofiglio è scorrevole e piana, a tratti quasi monocorde, ma proprio per questo, per la sua apparente pacatezza, sembra essere più vicina al lettore, a suoi tempi, alla sua visione delle cose e dei fatti, allo scorrere del suo pensiero. Stupisce molto che il protagonista di un giallo dall’esito macabro, avvocato in una ricca città in cui tutto scorre tranquillamente sotto le mentite spoglie di una fittizia normalità, dietro la quale pullula, sordido, un mondo di malviventi, di sotterfugi, di infiniti attacchi alle norme del vivere comune, stupisce che in tutto questo un uomo possa ancora riuscire a pensare al senso delle cose, al significato di tanti piccoli gesti, al modo migliore per restare a questo mondo, a storie di vite che miracolosamente mutano, cambiano e si convertono in altro da sé.
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