Vivono di notte
di Chiara Gulino / 7 novembre 2011
Dimenticatevi crocifissi, paletti di frassino e aglio. Scordatevi le bare come giacigli diurni. Solo leggenda. I vampiri che abitano il romanzo Vivono di notte (Gargoyle Books, pp. 324, Euro18,00) di Michael Talbot (1953-1992), scrittore statunitense precocemente scomparso a soli 38 anni e appassionato di fenomeni paranormali, sono creature superiori in possesso di una sapienza secolare e di una bellezza sconvolgente che ottunde e confonde le ignare menti umane.
Di una «bellezza ultraterrena» è Niccolò Cavalcanti, ragazzo di origini italiane dall’aspetto androgino, straordinariamente simile all’angelo rappresentato nella Vergine delle rocce di Leonardo da Vinci. È lui ad irrompere all’inizio del racconto nella vita del dottor John Gladstone, stimato virologo della Londra vittoriana, vedovo e padre di due figlie, Ursula, la maggiore, e la piccola Camilla, una idiot savant cieca fin dalla nascita, ossia una ritardata mentale dall’eccezionale talento musicale. Gladstone, dopo la morte della moglie, stroncata da una terribile influenza, decide di votare la sua esistenza a isolare tale virus letale e antigenetico, da lui soprannominato Camillus influenzae.
È nel laboratorio della sua casa in Bond Street, a Mayfair, che allestisce esperimenti con cavie animali per cercare di arrivare a una scoperta tale da contribuire alle “sorti umane e progressive” per dirla alla Leopardi. Una scoperta che però potrebbe rivelarsi anche un arma micidiale nelle mani di uomini senza scrupoli.
Una sera la sua carrozza investe il giovane Niccolò provocandogli la frattura di entrambe le gambe. Ben presto la sua stranezza, il fatto che non mangi, che la sua temperatura corporea sia siderale e che le sue ferite guariscano in tempi record, destano l’interesse di colleghi invidiosi, soprattutto dello spregevole professor Hardwicke. Il dottore decide allora di portare il ragazzo a casa sua.
Ben presto Niccolò guadagna con il suo misterioso fascino la fiducia di Gladstone e alla fine gli rivela la sua vera natura di vampiro. La reazione dello scienziato non è però quella di un comune uomo: «Le persone temono ciò che non comprendono e odiano ciò che temono». Non paura, ma curiosità, bramosia di conoscere lo sconosciuto mondo, irriducibile a parametri umani, di questi esseri della notte, i cosiddetti “Illuminati”, i non-morti che hanno attraversato secoli di storia infiltrandosi persino nelle alte gerarchie ecclesiastiche (il riferimento è al papa “mago” Silvestro II):
«Avevo sempre cercato di comprendere il vampirismo in quanto malattia, ma in quel momento capii quanto mi fossi sbagliato. Il fenomeno possedeva alcune caratteristiche patologiche, certo, ma la sua straordinaria complessità usciva da ogni schema e trascendeva la logica con cui osavo ordinare il mio mondo. Era qualcosa che andava chiaramente oltre la nostra conoscenza, qualcosa di insondabile che fluiva attraverso gli occhi».
Improvvisamente però Niccolò sparisce con la piccola Camilla e un campione, contenuto in una provetta, del virus letale…
Perché proprio lei? E chi è Ludovico, uno dei più vecchi vampiri?
A questo punto l’azione subisce un’accelerazione e Gladstone si ritrova a vestire i panni del detective insieme a una perfetta sconosciuta come sua aiutante, Lady Dunaway, piombata a casa sua perché anche a lei i vampiri hanno rapito il figlio Ambrose, un idiot savant capace di realizzare nodi meravigliosi e complessi. E i nodi dell’intreccio si infittiscono sempre di più a mano a mano che seguiamo i protagonisti in giro per l’Europa, prima a Parigi e poi in Italia tra indagini, inseguimenti e prigioni dorate, mantenendo sempre alta l’adrenalina dei lettori grazie ai numerosi colpi di scena.
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