“Il caso Collini” di Ferdinand von Schirach
di Alessio Spedicati / 7 maggio 2012
Uccidere è sempre sbagliato? Può la Storia giustificare la morte? O perlomeno inserire diverse scale di valori per un omicidio effettuato con la freddezza di una esecuzione?
Si muove fra grandi interrogativi, sullo sfondo della vicenda della Resistenza in Italia durante il periodo nazista, il primo romanzo di Ferdinand von Schirach.
Il caso Collini (Longanesi) è un successo editoriale immediato in Germania, frutto della capacità di un autore/avvocato che sa come muoversi nei meandri della legge per inserirvi una trama ben congegnata, concepita per una lettura che si presta ad essere veloce, ma ficcante. La scrittura è volutamente asciutta, rifiuta aspetti ridondanti. Lascia che siano gli atti del processo ad entrare nella vicenda, con una lingua al contempo scarna e concreta. Tutto questo senza impedire che il “caso” giunga a porre domande in grado di toccare il senso stesso della vita, ancor più della morte.
Fabrizio Collini è l’omicida reo confesso. Non c’è alcun dubbio sul fatto che sia lui il colpevole. Unica, grande questione: perché ha brutalmente assassinato il facoltoso uomo d’affari Hans Meyer? Il giovane avvocato Caspar Leinen, al suo primo caso, deve sbrogliare una matassa all’apparenza impossibile, resa maggiormente intricata dal silenzio in cui si chiude il misterioso cliente. Deve scontrarsi con la scaltrezza dell’attempato principe del foro Mattinger. Soprattutto, è costretto a fare i conti con il proprio passato. È qui che il romanzo dispiega una forza a tratti avvincente.
Da un caso di cronaca nera odierno sulla cui dinamica esistono solo certezze, è infatti il movente a spostare l’inerzia verso una serie di colpi di scena capaci di riannodare il filo che unisce i personaggi. Leinen scopre che la vittima è il nonno del suo migliore amico (morto tragicamente da ragazzo) e della donna verso cui nutre un sentimento tenero e tormentato. Lui stesso da piccolo giocava con Meyer. Una partecipazione inaspettata e attiva del protagonista avvocato, che dopo forti tentennamenti decide comunque di andare avanti. Una forza lo spinge a lasciare perché troppo coinvolto, un’altra lo porta a voler scoprire la verità, cosa ci sia dietro l’assurdità di quel delitto che sembra riguardarlo sempre più da vicino. Il caso Collini non si accontenta però di una suspense a dimensione familiare. Un segreto terribile si cela nell’assassinio. Una morte che ne nasconde un’altra e un’altra ancora, fino a coinvolgere il periodo della Resistenza italiana durante la seconda guerra mondiale, periodo in cui Hans Meyer comandava un distaccamento tedesco a Genova e Collini era solo un bambino…
Il crescendo di emozioni e capovolgimenti è garantito da una lettura fluida, fino ad un finale amaro, forse inevitabile. La riflessione viene fuori spontanea, chiama in causa il passato nell’accezione più ampia, richiamando alla responsabilità i singoli individui, i popoli e la loro storia. Il momento può essere diverso, di sicuro la guerra fa la differenza. Ma ora come cinquanta o sessant’anni fa, ogni omicidio sembra esigerne sempre un altro, in un circolo senza fine…
(Ferdinand von Schirach, Il caso Collini, trad. di Irene Abigail Piccinini, Longanesi, 2012, pp. 146, euro 14)
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