“L’eredità dei corpi” di Marco Porru
di Ilaria Caputo / 25 luglio 2012
Leggere di vite o di esperienze molto distanti dalle nostre, scoprendo realtà che non ci sono mai appartenute, e che mai vorremmo ci appartenessero, è sempre un’esperienza emotivamente devastante. Sono devastanti la pena e la compassione per un corpo offeso, qualunque età della vita esso stia vivendo, e sconcertanti sono le bassezze e gli sporchi meccanismi mentali cui un uomo giunge per annientare se stesso e la dignità di chi lo ama.
Ognuno di noi nasce con un DNA già scritto e segnato dal destino: una mescolanza casuale di geni in grado di regalarci la vita o la morte, spirituale intendo, e alla quale non ci si può opporre, né tantomeno combattere, nella speranza di una vittoria e sopraffazione definitive. L’eredità dei corpi, del giovane Marco Porru, finalista al Premio Calvino 2011, è proprio questo: un concerto geneticamente mal riuscito che ha reso l’esistenza di Raniero e Gabriele un’autentica lotta alla sopravvivenza. Il romanzo non concede respiri profondi per riossigenare la mente; scorre via raccontando con brutalità e violenza le routine quotidiane di una schiera di personaggi così disgraziati da ricordare, a tratti, i peccatori infernali danteschi, condannati a un’immobilità infelice ed eterna.
Malattia, perversione, ambiguità sono gli ingredienti primari di questo romanzo claustrofobico, in cui le prigioni mentali si traducono in inettitudine alla vita e in una costante ricerca di un compagno disperato quanto il nostro miserabile io, per non sentirsi soli nell’infelicità e per condividerne il peso insieme a chi può capire fino in fondo il disagio esistenziale. Così sono Raniero e Gabriele, Rosaria e Cesare, Francesca e Domenico, tutti compagni e tutti inghiottiti da un sistema familiare marcio, infettato da veleni, vecchi rancori e segreti nascosti.
L’eredità dei corpi è un libro che, una volta chiuso, disegna una ruga al centro della fronte, laddove converge l’aggrottare delle sopracciglia; perché è un libro vero, fatto di storie vere e vera disperazione ed è un libro che denuda, impietosamente, la fragilità dell’animo umano, costringendo lo sguardo a rimanere fisso su immagini alle quali, sovente, si preferisce sfuggire, perché vergognose, infime, ma incredibilmente reali.
(Marco Porru, L’eredità dei corpi, Nutrimenti, 2012, pp. 304, euro 18)
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