“La ragazza con la gonna in fiamme” di Aimee Bender
di Barbara Bianchini / 2 novembre 2012
«Quando c’è troppo pensiero e troppo poco cuore il mondo si inaridisce e muore».
Ben vuole comunicare con la sua donna solamente guardandola negli occhi, convinto che tutto ciò che è superfluo impoverisca. Troppe parole sfociano in discorsi vuoti. I pensieri proliferano e il cervello cresce mortificando l’istinto, ma Ben è salvo, «torna indietro di un milione di anni al giorno», da umano a scimmia, fino a «prodigio unicellulare».
Nulla di strano.
Un uomo un bel giorno si sveglia con un buco nella pancia, come una ciambella, e nonostante questo gode di ottima salute. Sua moglie partorisce la madre defunta da anni. La famiglia riunita attorno alla tavola a mangiare una porzione di torta al marzapane congelata ai tempi del funerale.
Nulla di strano.
Una sirena dai capelli verdastri e un folletto con gli zoccoli di capra che frequentano il college nascondendo agli altri studenti la loro vera natura sotto gonne lunghe e trampoli. Bambine mutanti; l’uomo che si è fatto impiantare una gobba sulla schiena; un ragazzo orfano che ha il potere di trovare gli oggetti smarriti semplicemente pensandoli e seguendo la spinta che la loro evocazione produce.
Nulla di strano.
Il realismo magico di Aimee Bender è sorprendente al punto tale che sembrerebbe quasi sconveniente stupirsi. Non c’è nulla di strano in quello che racconta: il paradossale diventa possibile laddove quotidianità e fantasia si intrecciano.
La ragazza con la gonna in fiamme, (minimum fax, 2012), precedentemente pubblicato da Einaudi con il titolo Grida il mio nome, appare nella nuova traduzione di Martina Testa e raccoglie le sedici short stories che hanno rappresentato, nel ’98, l’esordio americano della scrittrice.
Aimee Bender conduce il lettore in un mondo dove tutto è possibile e dove la sospensione del giudizio lascia spazio alla piacevolezza di una narrazione scorrevole e ricca di descrizioni dettagliate che non appesantiscono la lettura in alcun modo.
La scrittrice americana è figlia dell’influenza di Carver, Kafka e Calvino. Il suo surrealismo è capace di penetrare e rappresentare processi psicologici profondi, un’abilità forse dovuta all’influenza del padre psichiatra e della madre ballerina, entrambi coinvolti in professioni capaci di dare peso ed espressione all’inconscio.
Ne La ragazza con la gonna in fiamme Aimee Bender affronta tematiche complesse: malattie, metamorfosi, deformità e storie di sesso che palesano le fragilità umane.
«Do alla gente noiosa qualcosa di cui parlare fra un morso alla pannocchia e l’altro».
Queste le parole di una donna che ha bisogno dell’altro per sentirsi speciale, preziosa, per trovare una traccia della sua presenza e la sua ragion d’essere nel mondo.
Questa giovane ricca ereditiera si sente l’oggetto del desiderio delle fantasie maschili per eccellenza ed è pronta a soddisfarle al punto che insegue fino in casa un uomo timido conosciuto in metro. Si lascia scartare come il dono di Natale più ambito e, una volta nuda e pronta a bruciare di passione, viene messa in disparte dallo sconosciuto che invece preferisce rilassarsi bevendo una birra, comodamente seduto sul divano, a guardare un programma televisivo.
L’erotismo è un ingrediente piccante e ricorrente in più storie. Il sesso come espressione di puro piacere oppure come unguento curativo come nel caso della bibliotecaria protagonista del racconto “Si prega di fare silenzio”: «Questa è la scopata che lei spera la spacchi in due e la uccida perché non ce la fa a sopportare la morte del padre: l’ha voluto morto così tante volte che adesso è difficile capire la differenza fra la fantasia e la realtà».
Una storia tira l’altra e, racconto dopo racconto, si giunge a quello che dà il titolo alla raccolta: una ragazza a una festa balla troppo vicina a delle candele al profumo di vaniglia e la sua gonna di chiffon va in fiamme, brucia. Proprio come la passione narrata Aimee Bender, che permea l’intero libro.
(Aimee Bender, La ragazza con la gonna in fiamme, trad. di Martina Testa, minimum fax, 2012, pp. 172, euro 14)
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