“Venuto al mondo” di Sergio Castellitto
di Angelica Cantisani / 9 novembre 2012
Venuto al mondo, il libro. Scritto da Margaret Mazzantini diventa uno dei successi letterari italiani del 2009, una storia che appassiona uomini e soprattutto donne, con il racconto di un dramma materno e di coppia. Una storia che come una matriosca racchiude al suo interno tante piccole micro-trame che ruotano intorno alla storia di Gemma e di Sarajevo, le due protagoniste legate da un sottile legame di reciprocità.
Venuto al mondo, il film. Diretto da Sergio Castellitto e sceneggiato insieme a quella stessa scrittrice che è sia l’autrice del romanzo che la sua compagna nella vita. La coppia artistica torna con una nuova pellicola e sceglie di riprendere gli ingredienti che avevano decretato il loro primo grande successo, Non ti muovere. Ecco allora che nel ruolo della protagonista torna un’intensa Penélope Cruz, con le sue forme materne e la sua anima latina, con lei arriva anche il trauma materno e la patina di tristezza che questo porta con sé. Questa volta si aggiunge Sarajevo e la sua guerra a complicare il tutto e a colorare la storia con il suo grigiore e la sua cruda violenza. Un film che sulla carta ha tutti i numeri per diventare il grande successo che il mercato cinematografico italiano stava aspettando, un contenitore di aspettative troppo elevato che, come spesso accade, genera insoddisfazione.
Gemma, studentessa italiana, arriva a Sarajevo per scrivere un’ordinaria tesi di laurea, ma ben presto si trova a vivere l’intensità di un legame che la porterà a cambiare e a rivedere ogni aspetto della sua vita con una luce totalmente nuova. L’incontro con il vitale fotografo americano Diego (non più italiano come nel libro, probabilmente per esigenze di recitazione) stravolge completamente la sua persona e accresce in lei il desiderio smisurato di maternità. I due fin da subito incanalano i loro percorsi sullo stesso binario, parlano di futuro e fanno progetti, diventando ben presto un essere altro. Come in tutte le belle favole d’amore che si rispettino arriva il nemico a scombinare i piani e a mettere alla prova il legame tra i due, che qui è rappresentato dalla sterilità di Gemma. Il ritorno a Sarajevo per ritrovare la forza di portare avanti la loro sfida con la vita, gli orrori della guerra e la paura di perdersi, cambieranno inesorabilmente le sorti di questa coppia e del loro amore.
Per chi ha letto il libro, per chi ha pianto per e con Gemma, il film apparirà forse freddo e non fedele all’intensità che il romanzo portava con sé. C’è da dire che la trasposizione sullo schermo di un romanzo tanto denso di emotività e ricco di sottotrame narrative e personaggi non è una sfida da poco, anzi. Purtroppo la narrazione filmica ha tempi molto più lunghi, e un film che già dura più di due ore non poteva fare di più. Detto ciò ci si chiede come mai il regista si sia lasciato prendere la mano dagli abusi stilistici e narrativi con il rischio di creare un film che a volte spiazza e a tratti diventa difficile da seguire. Sono parecchie le pecche narrative, le inquadrature inutili inserite con una mera finalità estetica, per non parlare dei continui salti temporali che rischiano di confondere lo spettatore non lettore. Viene da chiedersi anche perché scegliere una colonna sonora che crea ancora più confusione e non accompagna lo spettatore come il suo ruolo le imporrebbe. Infine, perché affidare il ruolo del vero protagonista del film, il figlio venuto al mondo, a un attore che ha ben poco dell’attore ma che condivide un vero legame sanguigno con il regista rischiando di rovinare i momenti di maggiore carica emotiva.
Tanti perché, è vero, ma una certezza: la storia di Venuto al mondo è una delle più belle e intense che il cinema italiano ci ha regalato in questo arido 2012 (che speriamo in questi ultimi due mesi ci faccia ricredere), una trama che non ha paura di toccare la violenza con mano e far vivere ai suoi personaggi la sofferenza, quella vera. Una trama che nel suo scorrere sullo schermo cattura l’attenzione dello spettatore che resta spiazzato davanti agli sviluppi narrativi ed empatizza facilmente con il dramma di Gemma e con la lenta morte interiore di Diego.
Venuto al mondo non è solo un film d’amore, neanche solo un film di guerra, è molto di più. È un dramma di vita, e la vita si sa racchiude un po’ di tutto. Il film, come il libro, genera una fitta rete di riflessioni e tematiche che si intersecano l’una con l’altra, ma tra cui una sola domina: l’accanirsi a possedere a qualsiasi costo qualcosa che il destino non ha programmato di includere nel proprio percorso. Un percorso che i cattolici ricondurrebbero a Dio e un’immagine che i non credenti affiderebbero a Madre Natura, ma una riflessione per tutti sull’importanza del vivere bene le fortune che la vita ci regala, senza inseguirne altre che forse non ci spettano. Perché forse quei desideri una volta venuti al mondo, sono destinati a morire.
(Venuto al mondo, regia di Sergio Castellitto, 2012, drammatico, 127’)
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