“La libraia di Marrakech” di Jamila Hassoune
di Barbara Bianchini / 26 novembre 2012
L’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata nel 1948 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, sancisce che ogni individuo ha diritto a ricevere un’istruzione garantita gratuitamente almeno per i livelli elementari obbligatori e fondamentali per l’alfabetizzazione. L’istruzione come diritto inalienabile per alcuni individui e, per altri, come conquista. In quest’ottica di diverso accesso alla cultura va assaporata la bellezza e la grandezza dell’esperienza di Jamila Hassoune, una libraia marocchina che è stata capace di trasportare e divulgare il sapere al di fuori delle mura della sua libreria e delle scuole per giungere, con la sua carovana carica di libri, nei villaggi di campagna fra i più emarginati, in cui c’è carenza di infrastrutture e dove l’analfabetismo sembra rappresentare la norma.
Ne La libraia di Marrakech viene raccolta l’esperienza di una donna, Jamila Hassoune per l’appunto, che ha avuto la fortuna di vivere sin da piccola a contatto con i libri, cosa insolita per quei tempi. Nonostante la sua famiglia avesse uno stile di vita tradizionale, con ruoli di genere ben definiti e strutturati, il fatto che il papà fosse un maestro le ha permesso di studiare e di apprendere crescendo l’importanza del sapere, da utilizzare come strumento di libertà e potere.
Jamila ha dedicato la propria vita alla promozione della cultura. In seguito all’apertura della sua libreria, nel ’95, questa donna ha fondato con alcuni amici il Club del libro e della lettura per favorire fin da subito lo scambio di testi e la discussione attorno a tematiche diverse da quelle del proprio vissuto quotidiano. Un’inchiesta da lei condotta nel ’99 in sei villaggi nella regione di Marrakech per indagare il rapporto dei giovani con la lettura aveva evidenziato che il costo dei libri per molti rappresentava un ostacolo all’acquisto, comportando un'ulteriore penalizzazione in luoghi in cui l'accesso alla cultura era difficile per la scarsa, se non inesistente, presenza di librerie e biblioteche. Proprio per arrivare in ambienti così culturalmente poveri, Jamila Hassoune ha dato il via all’iniziativa itinerante delle Carovane civiche, che hanno lo scopo di promuovere lo sviluppo locale con iniziative e attività caratterizzate da una partecipazione dal basso, inclusiva e in favore delle donne. Nel 2006 è poi arrivato il progetto della Carovana del libro, che promuove la lettura e la cooperazione fra le associazioni e le scuole presenti sul territorio. «Il bisogno di conoscenza e formazione culturale è un bisogno primario per lo sviluppo individuale e dovrebbe essere un diritto per tutti in una società che voglia guardare al futuro».
In un luogo in cui la figura femminile è spesso relegata unicamente allo svolgimento delle faccende domestiche e dove l’emancipazione è difficile da raggiungere, specie negli ambienti rurali, Jamila ha portato la conoscenza della nuova Carta Costituzionale, Carta su cui poggiano le fondamenta del nuovo Stato di diritto e che conferisce alle donne dei riconoscimenti fino a poco tempo prima impensabili. La fine delle violenze di regime proprie degli anni Settanta, gli “anni di piombo”, e il graduale inserimento del Marocco nello scenario internazionale, con l’adesione a trattati e convenzioni, ha comportato, a fronte di pressioni estere, delle concessioni in tema di diritti umani e il lavoro di Jamila nei villaggi del Marrakech ha avuto come obiettivo anche quello di divulgare la conoscenza al fine di favorire una libertà di pensiero e capacità critiche di fronte al nuovo scenario.
Ne La libraia di Marrakech, dunque, attraverso la storia personale di una donna viene dipinto un Marocco a cavallo fra tradizione e innovazione, fra banchi di scuola e viaggi nella lettura con la Carovana del libro fino ad arrivare ai cybercafè come luogo di incontro e confronto. Un libro che partendo dal racconto di una singola esperienza offre al lettore uno sguardo privilegiato sulla storia di una collettività con cui difficilmente si verrebbe a contatto con simile introspezione. Non può certo meravigliare, quindi, che Jamila Hassoune sia stata premiata quest’anno a Salina, in occasione del Festival nazionale del Documentario sia per il suo impegno come mediatrice culturale che per la modalità da lei scelta per esercitare la resistenza, ovvero la diffusione della cultura.
(Jamila Hassoune, La libraia di Marrakech, a cura di Santina Mobiglia, Mesogea, 2012, pp. 135, euro 16)
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