“Atletico Minaccia Football Club” di Marco Marsullo
di Francesco Vannutelli / 18 marzo 2013
Un esordio sorprendente quello di Marco Marsullo con Atletico Minaccia Football Club (Einaudi Stile Libero, 2013), tra campi di periferia e improbabili comandamenti calcistici, che restituisce il calcio alla sua dimensione autentica di passione e gioco.
Vanni Cascione è un mediocre allenatore di categoria che si culla nel sogno di diventare Mourinho. Non è mai riuscito a completare una stagione però, né in Eccellenza né nelle altre serie minori. È sempre stato esonerato prima. Nonostante questo è convinto che un giorno il suo nome sarà grande, prima nei campionati regionali campani, poi in tutto il mondo. L’occasione arriva per telefono in un’assolata mattina d’estate. Dall’altro capo della linea c’è Luigi Magia, direttore sportivo dell’Atletico Minaccia Football Club sorto dalle ceneri della Dinamo Giuliano, società squalificata per infiltrazioni camorristiche e rifondata dal cavalier Baffoni, industriale del mobile deciso ad avviare un ambizioso progetto calcistico. La coppia Cascione-Magia si mette subito al lavoro per costruire una squadra capace di vincere subito il campionato e ottenere la promozione in serie D.
La forza di Atletico Minaccia Football Club è tutta nella scrittura, a tratti irresistibile, di Marsullo. Uno stile fluido che si contamina di espressioni dialettali campane nei dialoghi, si arricchisce di riferimenti continui alla cultura popolare di ogni livello (lo stopper sul viale del tramonto Antonio Pisapia, così vicino all’Uomo in più del film di Paolo Sorrentino, la rappresentazione fantozziana del dolore, il nozionismo musicale di Fabrizio Spugna, centrocampista un tempo campione del programma televisivo Sarabanda con il soprannome di Uomo Tricheco), spiazza elevando il registro a considerazioni universali sul valore del calcio come ultima rappresentazione sacra di cui parlava già Pasolini («Provate a immaginare un campionato che si giochi tutti i santi giorni della settimana. Sarebbe cancellata la ritualità della domenica, degli anticipi al sabato, della coppa al mercoledì. Si perderebbe la bellezza dell’occasione, l’unicità di un’ora e mezza gentilmente messa a disposizione per gli uomini dal dio del calcio in persona»), per poi riprecipitarlo nel quotidiano con battute di brillante semplicità («In effetti stare sotto al Lokomotiv Volla era uno scuorno mai visto. Quella che tutti consideravano la squadra materasso era stata capace di farci diventare la “squadra doga”, quella che sta ancora più sotto della materasso»).
La descrizione del calcio di provincia, realistica pur nel suo essere caricaturale, sarebbe in sé poca cosa, anche perché Marsullo sembra guardare più al cinema, dove i precedenti comici abbondano e sono noti ai più, che alla letteratura. La storia dell’inseguimento infinito di una gloria sportiva, anche minuscola, è argomento già affrontato più volte, gli espedienti narrativi sono già noti (il consigliere inatteso, il nemico invincibile e minaccioso). È attraverso il modo della narrazione, però, che Atletico Minaccia diventa un libro da consigliare. La capacità più unica che rara di strappare una risata quasi a ogni pagina, di riuscire a tratteggiare differenti sfumature di miseria nei vari personaggi con poche parole, come per Mohammed, il mediano ghanese che può giocare solo le partite in trasferta perché sprovvisto di permesso di soggiorno e ricercato dai carabinieri nello stadio casalingo di Sputacchiaro Maggiore, o l’erotomane Magia, consegna all’immaginario collettivo una specie di Armata Brancaleone del pallone, una squadra improbabile guidata da un condottiero titanico nella sua orgogliosa pezzenteria e un romanzo che, pur non privo di debolezze e cadute di stile, conquista e fa affezionare il lettore, che si ami il calcio o no.
(Marco Marsullo, Atletico Minaccia Football Club, Einaudi Stile Libero, pp. 224, euro 17)
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