Rover, l’album d’esordio
di Alessio Belli / 29 aprile 2013
Generose divinità del Rock permettono di proseguire qui su Flanerí la recente carrellata di notevoli artisti. Abbiamo conosciuto Jon DeRosa, il crooner tatuato di Brooklyn, i fantasmi di Grant, e ora tocca a un altro esordiente: Rover.
Un bel personaggio anche lui: francese (il vero nome è Timothée Régnier), ex chitarrista dell’alternative rock band franco-libanese New Government, compagno di liceo di alcuni Strokes. Poi il grande passo: diventare chansonnier. Sceglie il nome d’arte omaggiando la casa automobilistica anglosassone e abbandona la lingua madre per decantare le sue opere in inglese. Dopo queste coraggiose decisioni, Rover compie il gesto più importante: incide un disco d’esordio, omonimo e magnifico.
La sensibilità e il sentimento delle canzoni sembrano quasi contrastare con la stazza possente del cantautore transalpino. Bastano pochi ascolti, per capire la profondità dei versi. Stando alle parole dell’autore, Rover è un disco di vicende che nonostante le loro potenzialità, non hanno avuto un lieto fine. In molti brani si rimpiangono «i giorni di sole», ma non si scivola mai nel depresso: anzi, con tono fiero, si rivive e rievocano sentimenti e situazioni. Musicalmente il disco è eterogeneo e risente a livello strumentale di vari modelli: da Bowie, Lennon, Gainsburg ai più recenti e coetanei Lanegan e Banks. Un rock cantautoriale con sottotracce elettroniche.
Se Rover è un lavoro stupendo, merito va soprattutto al timbro vocale dell’autore. Baritonale, profondo, romantico quanto sofferto, capace di drammatico struggimento, ma anche di dolci e malinconici falsetti. Ascoltate pezzi come “Remember” e “Carry On” (quest’ultimo è un pezzo dalla bellezza davvero sbalorditiva): sarà poi impossibile separarsene, talmente coinvolti dall’emotività e dalla bellezza. Idem vale per i singoli “Aqualast” e “Lou”. Nella conclusiva “Full of Grace” Rover raggiunge l’apice: accompagnato dalla fedele e infuocata Rickenbacker, il francese sfodera un brano veramente immenso e indimenticabile, dove il fuoco del ritornello brucia qualsiasi cosa. Ed è solo l’apice conclusivo di un esordio completo e riuscito, che sicuramente lancerà l’artista verso lidi ancora più alti. Nella speranza che gli dei del Rock non distolgano lo sguardo da questi fantastici artisti.
(Rover, 2012, Wagram)
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