“Sicilia. La fabbrica del mito” di Matteo Collura
di Emanuela Belli / 28 giugno 2013
Matteo Collura, giornalista e scrittore già autore di L’isola senza ponte e Sicilia sconosciuta, nel suo nuovo libro, Sicilia. La fabbrica del mito (Longanesi, 2013), ripercorre i miti, i misteri e i protagonisti della sua terra natale, l’Isola del sole, dalle primissime fuitine, passando ai fatti di cronaca arrivando alla mafia dei nostri giorni.
Che la Sicilia fosse una terra mitica lo si sapeva già, da sempre, ma in questo saggio l’autore racconta soprattutto fatti reali, storie di persone realmente esistite che, con le loro gesta, hanno segnato in un modo o nell’altro la storia di questa terra.
Tra i tanti, un antico modo di dire vuole che su quest’isola il diavolo abbia preso moglie, credenza riconducibile alla leggenda secondo cui fu proprio qui che avvenne il rapimento della bellissima Persefone, figlia della dea Demetra, per mano del dio degli inferi Ade; ritrovata la figlia, Demetra chiese aiuto a Zeus, dio dell’Olimpo, che riuscì soccorrerla, ma solo in parte: la giovane infatti avrebbe passato metà dell’anno con il suo rapitore e l’altra metà con la madre. Fu il primo matrimonio riparatore della storia.
Da questo mitologico episodio deriva forse il fatto che, in Sicilia, gli uomini ricorrevano alla violenza sessuale per convincere le donne che li rifiutavano, certi di poter utilizzare qualsiasi mezzo per “persuadere” le donne oggetto delle loro morbose attenzioni; oltretutto, il codice penale non puniva lo stupro se l’uomo accettava di sposare la vittima. Solo nel 1981 il Parlamento abrogò quell’articolo.
In questo contesto non si può non citare il nome di Franca Viola, coraggiosa sedicenne siciliana che nel 1965, dopo aver subito un rapimento e lo stupro da parte di un compaesano, si rifiutò di sposare il suo aggressore: «Non ti sposo. Piuttosto me ne starò in paese a fare la zitella. Mi trattino pure come un’appestata». Sì, perché in Sicilia, a quei tempi, ci sarebbe stato più onore nello sposare il proprio stupratore che nel rifiutarlo, per vivere poi come una «svergognata agli occhi della comunità».
E se il nome di Franca Viola va ricordato con orgoglio in quanto, come la definì un articolo della Stampa, «fu la prima ragazza italiana a rifiutare il matrimonio riparatore nella Sicilia degli anni Sessanta», non tutti gli altri protagonisti citati nel libro sono altrettanto meritevoli. Per citarne alcuni, i monaci mafiosi: frati francescani che fungevano da tramite tra i mandanti mafiosi e le povere vittime costrette a pagare il pizzo dietro minaccia di morte, minaccia fatta in prima persona dai monaci stessi, soprattutto a bambini: «Che bel bambino! Sembra vivo…».
Il libro di Collura permette a chi in Sicilia non ci è nato, e tante cose non le sapeva, di imparare qualcosa di più su questa terra tanto bella quanto piena di misteri e di contraddizioni, un luogo senza tempo, in cui le leggende non muoiono mai ma finiscono per intrecciarsi con la realtà. In conclusione: un libro accattivante che già dalle prime pagine incuriosisce il lettore guidandolo alla scoperta di una terra che è davvero fabbrica di miti.
(Matteo Collura, Sicilia. La fabbrica del mito, Longanesi, 2013, pp. 200, euro 18)
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