“Il sogno di volare” di Carlo Lucarelli
di Simone Schezzini / 12 luglio 2013
Bologna la dotta. Bologna la rossa. Bologna l’isola felice. Ma anche Bologna della strage del 1980, Bologna «sazia e disperata», come la definì il cardinal Biffi nell’ormai lontano 1985. Bologna della “Uno Bianca”. Bologna che d’inverno non vedi l’ora venga estate e Bologna che già a luglio non aspetti altro che piova per rinfrescarti. Bologna un po’ accogliente ma anche un po’ stronza perché in fondo i suoi studenti li spenna. Bologna che con le sue luci e le sue ombre assurge a simbolo e metafora dell’Italia contemporanea nel nuovo romanzo di Carlo Lucarelli, Il sogno di volare (Einaudi, 2013).
Una Bologna che non è più la stessa però: «Madonna com’è sporca questa città di merda», inveisce l’ispettore Sarrina sproloquiando contro extracomunitari e punkabbestia. «Guarda questa città», prosegue ancora l’agente, «non ci ha più neanche il sindaco […]. L’avresti mai detto che Bologna, Bologna, Cristo, restava senza sindaco per una storia di donne e di soldi?». Ma in fondo «è tutta l’Italia che è così. Tutti persi, tutti incazzati». E tutti rassegnati. Ma anche rabbiosi. È in una Bologna così che d’improvviso, una notte, sotto un portico buio esplode questa rabbia, soffocando il grido di un ragazzo in un terrore muto. E poi, nei giorni seguenti, ancora. Perché le ingiustizie sono ovunque e qualcuno ha deciso di porre rimedio. A modo suo:
«Ma io mi chiedo io mi chiedo stronzi io mi chiedo come cazzo fate a vivere così stronzi maledetti teste di cazzo e figli di puttana […] servi di merda di padroni infami che sono come voi che vi vendete anche il culo per esser come loro troie […] troie […] TROIE […] che possiate morire adesso […] io mi chiedo io mi chiedo io mi chiedo c’è posto per voi in questo mondo voi che rubate la fiducia della gente […] per fottergli la vita a pagamento […] voi che rubate il futuro anche ai vecchi che succhiate il sangue dei malati e il sudore degli schiavi […] ora è finita perché non è giustizia quel che voglio ma vendetta e vi prenderò uno per uno uno per uno stronzi maledetti VERRÒ A PRENDERVI UNO PER UNO E VI MANGERÒ IL CUORE!»
A investigare su questi orrendi omicidi viene chiamata ancora una volta l’ispettrice Grazia Negro che dopo la cattura dell’Iguana e poi del Pitbull è ormai specializzata nel dare la caccia a spietati serial killer. Già protagonista di altri romanzi di Lucarelli (fra cui Almost Blue e Un giorno dopo l’altro), nonché di Acqua in bocca, una storia scritta a quattro mani dall’autore parmense insieme a Camilleri, in cui l’ispettrice affianca nelle indagini il più noto commissario Montalbano, ritroviamo qui una Grazia alle prese con problemi personali e con pochissima voglia di avere nuovamente a che fare con qualche folle: «No, per favore, non un’altra volta». Ma bisogna fare presto, perché il killer ucciderà ancora e lo farà molto presto. E la vittima potrebbe essere chiunque. «Provate a pensare a una cosa che vi fa rabbia perché non vi sembra giusta e potrebbe essere quella che fa arrabbiare anche lui»,dice rivolto agli agenti il profiler, che poi aggiunge: «Poi provate a immaginare il primo che passa e che c’entra qualcosa, anche lontanamente».
Il romanzo dei giorni nostri.
(Carlo Lucarelli, Il sogno di volare, Einaudi, 2013, pp. 280, euro 18)
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