“È il tuo giorno, Billy Lynn!” di Ben Fountain
di Gianluca Di Cara / 3 ottobre 2013
In Iraq, nel mezzo di una delle guerre più discusse degli ultimi anni, la squadra Bravo si ritrova sotto attacco. I suoi membri fanno quello che sono addestrati a fare: combattono. Nulla di nuovo sotto il sole, ma questa volta, per puro caso, la loro routine viene ripresa da una troupe televisiva e finisce al centro dell’attenzione di tutti i media americani. È il tuo giorno, Billy Lynn! (minimum fax, 2013) si apre con l’ultimo giorno del Victory tour della squadra che, da una parte all’altra degli Stati Uniti, è portata in trionfo da politici, religiosi, giornalisti e gente comune che li osanna.
Le settimane di congedo dei soldati, al termine delle quali non c’è che l’Iraq ad attenderli, si fanno stremanti. Strette di mano, foto, applausi, domande, spesso indisponenti e al limite del morboso, cui seguono risposte al limite del luogo comune: il copione si ripete più e più volte al giorno. Il più giovane membro della Bravo, Billy Lynn, appena diciannovenne, vergine, in guerra per ragioni che quasi hanno del paradossale, incarna la voce di quanti, negli Stati Uniti, iniziano a sollevare dubbi sull’opportunità della guerra, sugli ideali che la muovono e sull’American dream in sé: «Sai qual è la cosa assurda? […] Da queste parti sono tutti conservatori fino al midollo, fino a quando non si ammalano, la compagnia d’assicurazioni glielo mette in culo, il lavoro glielo soffiano i cinesi o chi per loro, e a quel punto: “Oooooh, che è successo? Pensavo che l’America fosse il paese più fico del mondo, e io sono tanto una brava persona, perché mi sta capitando tutto questo schifo tremendo?”».
Considerato il forte spirito nazionale che ha infervorato gli USA dai primi anni Duemila, Fountain e i suoi personaggi sembrano marcare un qualche cambio di passo, aprendo gli occhi su quella che a molti, al di fuori degli Stati Uniti, ma non solo, ormai, appare come una linea politica dettata più dal profitto che dal bisogno di esportare una qualche forma di democrazia. Durante il Victory tour, Billy e i suoi compagni si sentono delle marionette nelle mani di abili sfruttatori, onorate allo sfinimento per secondi fini: dalla classe politica, per proseguire la guerra, dai cittadini, che non desiderano che sentirsi orgogliosi per una guerra che bensi guardano dal combattere in prima persona, ma anche dalle persone più inaspettate, come i reverendi che li menzionano solo per farsi sentire più al passo coi tempi, più vicini ai problemi della gente, senza nemmeno affrontare la realtà: la guerra non è che un gioco di morte e distruzione di cui la Bravo è parte attiva.
Anche se forte nei contenuti, Fountain riesce a rendere il suo libro piacevole e leggero grazie alla goliardia dei soldati, alle loro sbruffonate e alle loro battute da caserma. Senza scadere nel gretto, crea personaggi tridimensionali, ricchi di carattere e dalle forti emozioni. La loro nostalgia, la loro frustrazione, il loro bisogno di contatto con la realtà e la loro tentazione di cedere alla diserzione riesce a creare in loro numerosi contrasti che aggiungono sale alla narrazione, mai noiosa e mai piatta.
(Ben Fountain, È il tuo giorno, Billy Lynn!, trad. di Martina Testa, minimum fax, 2013, pp. 398, euro 17)
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