“La biblioteca di Gould. Una collezione molto particolare” di Bernard Quiriny
di Elisa Cianca / 27 novembre 2013
In quale misura si può parlare di un uomo attraverso i libri che ha letto? Possono le scelte di lettura tracciare il profilo di una personalità? In questo senso La biblioteca di Gould. Una collezione molto particolare, opera di Bernard Quiriny (L’Orma, 2013), è la biografia di un uomo fuori dal comune, eccentrico, dandy, originale à tout prix.
Gould appare come un modello al suo amico/narratore che ne racconta incontri, aneddoti e bizzarrie. Questi fa da interlocutore alla incredibile avventura attraverso i libri di un viaggio chiamato lettura.
Potremmo azzardare che Gould è anche il risultato di quelle scelte. Noi lettori ci identifichiamo con il narratore che da uomo semplice rimane di volta in volta ammirato e abbacinato da una personalità magnetica.
Gould è un inventore, uno scrittore, un conferenziere, un poeta, un talent-scout di libri: «passeggi con lui e a un certo punto, di botto, si ferma, come inebetito. Impone il silenzio e si mette ad annusare tutt’intorno con il naso per aria con l’aspetto comico di un segugio: c’è della letteratura nei paraggi!».I libri sono i suoi «preziosi gioielli». Così li definisce, come fossero tesori da nascondere e custodire gelosamente salvo poi farne parte al suo confidente e amico, l’io narrante con cui si crogiola e si pavoneggia, novello Des Esseintes, delle sue scoperte al tempo stesso strane e paradossali ma affascinanti.
«Certi libri contengono di più di quanto pensiamo. A volte crediamo di avere fra le mani un romanzo di circa duecento pagine, che può essere letto d’un fiato in una sola serata. Sbagliato! L’aspetto esile del volume non è che un inganno. E sono dieci, cento, mille le serate che occuperemo, forse tutta la vita!» Questa affermazione del protagonista vale per tanti libri e potrebbe avere un valore autoreferenziale al romanzo stesso di Quiriny: confesso di aver letto e riletto più volte il testo come ipnotizzata vittima di un incantesimo… pagine rilette ad alta voce e declamate come un mantra.
I libri che fanno parte della collezione di Gould sono tutti pezzi unici e hanno in comune indistintamente la voglia di far interagire il lettore con loro; sembrano aver assorbito la lezione di Baudelaire che scriveva nel 1857 nella prefazione alla famosa raccolta Les fleurs du mal: «Hypocrite lecteur, mon semblable, mon frère». Si ha bisogno di un rapporto profondo e stretto tra lettore e scrittore per riuscire a cogliere ogni aspetto dell’opera. Proprio nell’ultima frase del romanzo l’amico di Gould nonché suo confidente rimanda a una rilettura di alcuni testi che gli sono stati consigliati e prestati da Gould in persona: «In un anno, dopo dieci letture, non ho trovato niente nei tre romanzi che Gould mi ha dato da leggere. E allora che posso fare se non continuare a scavare per meritarmi la sua amicizia?»
Questo romanzo non racconta solo una storia ma tante storie, molteplici sono infatti i personaggi citati a volte come semplici comparse oppure come figure di primo piano dalle vicende più disparate. Si pensi a Oskar Schnell, artista sui generis, esecutore di tele ordinarie che con un semplice dettaglio trasforma in capolavori.
Ogni capitolo mostra un incipit accattivante che potrebbe essere l’inizio di una nuova storia avvincente. E a ogni capitolo si ricomincia daccapo come in un gioco dell’oca.
La biblioteca di Gouldè anche un viaggio fantastico in giro per il mondo, le cui tappe corrispondono a città di fantasia così ben descritte da far sembrare verosimile fermarsi e pernottare a Saint-Hermier, in Francia, il cui potere soporifero fa cadere in un lungo letargo da cui si rischia di non risvegliarsi più; o a Morno, in Cile, la città «specchio a due facce, con al centro un fiume», in cui si potrebbe incontrare il proprio clone come riflesso in uno specchio. Oppure nella decrepita Oromé, la città in rovina che si è arresa alla verità per cui: «Le città nascono, vivono e muoiono, proprio come gli uomini e gli animali; quando sono troppo vecchie, salvarle non è né possibile né auspicabile, e bisogna abbandonarle al loro destino senza rimpianti. È la profonda filosofia di questa città unica, la sola al mondo che si lasci morire».
(Bernard Quiriny, La biblioteca di Gould. Una collezione molto particolare, trad. di Lorenza di Lella e Giuseppe Girimonti Greco, L’Orma, 2013, pp. 179, euro 16,50)
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