[RockNotes] Le uscite di gennaio
di Redazione / 20 gennaio 2014
TOY, Join the Dots
(Heavenly Recordings)
Nel 2012 i cinque inglesi figliocci degli Horrors avevano esordito col botto: vedi l’articolo su l’omonimo TOY. Join the Dots è l’emblema del secondo disco di un giovane gruppo sbocciato con fragore: musicalmente più variegato e ampio, ma alla fine meno gradevole rispetto al precedente. Comunque il livello è alto: l’impatto sonoro è rimasto inscalfibile.
Bachi da Pietra, Festivalbug
(Corpoc)
Scaricabile gratuitamente dal loro sito internet, Festivalbug (Corpoc, 2013) dei Bachi da Pietra ha tre dense tracce, tra le quali spicca la prima, “Tito Balestra”, dedicata all’omonimo poeta romagnolo. L’EP cantato per intero in italiano è una piccola perla, nera e opaca, di blues cupo e minimale.
Matana Roberts, Coin Coin Chapter One: Gens De Coulour Libre – Coin Coin Chapter Two: Mississippi Moonchile
(Constellation)
La musica, come la storia, non può essere spiegata come un insieme lineare di fatti. Questi due lavori della sassofonista di Chicago – i primi di una serie di dodici – innalzano lo stendardo dello spazio discontinuo e del sapere disperso, elaborando un’archeologia musicale che non si limita a pulire antichi fossili, ma li canta ad alta voce, declamando in versi free-jazz la potenza atavica di una musica del mondo per il mondo. Sono nuovi canti di liberazione umana, con le radici nel Mississippi e la testa tra le nuvole. Imperdibili.
Jessie Evans, Glittermine
(Nuun Records)
Piantate filari di palme davanti al Bundestag, sostituite la birra del nord Europa con un buon mojito e avrete la matrice prima dei lavori musicali di Jessie Evans. Una colorata new wave dal sapore tropicale, un po’ punk e un po’ burlesque, viene riprodotta in serigrafie alla Andy Warhol, creando dischi che rappresentano sempre la stessa immagine, solo leggermente diversa nelle tonalità cromatiche. Stavolta non c’è nulla di nuovo sotto il cielo di Berlino, del Messico o della natia San Francisco.
Mogwai, Rave Tapes
(Rock Action)
I Mogwai hanno trovato la formula aurea. Dopo aver plasmato il post-rock con dischi epici, i musicisti di Glasgow negli ultimi anni hanno rinvigorito e dato nuova linfa alla loro musica: lo dimostrano i grandissimi lavori piazzati negli ultimi anni, comprese le loro colonne sonore, non ultima quel piccolo gioiello chiamato Rave Tapes, ottavo disco degli scozzesi, segue la scia degli “ultimi” Mogwai impreziositi dall’elettronica. Applausi.
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