“Il desiderio di essere come tutti” di Francesco Piccolo
di Simone Schezzini / 11 aprile 2014
Da ragazzino Francesco Piccolo ha avuto paura di essere colpito dal colera e in effetti la terribile malattia a Caserta, la sua città, ha affetto amici e concittadini e tutti, inevitabilmente, ne parlavano ma lui non l’ha contratta, l’ha solo sfiorata. Ha sentito perfettamente le scosse del terremoto in Irpinia, come tutti coloro che stavano in quella zona ma nella sua città non è morto nessuno, né la sua abitazione ha subito danni. Anche quest’altra tragedia lo ha solamente sfiorato. È diventato comunista guardando una partita di calcio in tv ma non ha mai frequentato il partito come tutti i veri militanti. Ha provato grande ammirazione e stima per Berlinguer, come tutto il popolo comunista, eppure, al momento di scegliere se andare o meno ai suoi funerali, ha deciso di rimanere solo nella sua camera piuttosto che unirsi alla sterminata folla di Piazza San Giovanni, anche se lì a Roma, quel giorno, sembravano esserci davvero tutti. Ha odiato Craxi (come tutti i berlingueriani) e ha sofferto per i fischi che il Congresso socialista aveva riservato al leader del P.C.I. soltanto un mese prima della sua morte ma ciò nonostante, negli anni ’80, ha vissuto, un po’ come tutti del resto, una vita frivola, spensierata e borghese, lontana dallo stile austero professato proprio da Berlinguer; una vita troppo borghese per la sua ragazza Elena e gli altri ragazzi del Movimento. Elena, che il giorno di San Valentino, dopo che lui le aveva donato un peluche di Snoopy aveva risposto sdegnata: «Anche il giorno di San Valentino, se non lo sai, succedono cose nel mondo, e quindi anche il giorno di San Valentino noi siamo impegnati a fare politica».
D’altra parte la vicinanza di Francesco alle idee del P.C.I. lo ha reso, al tempo stesso, anche troppo estremista per suo padre, un uomo di destra. Nel 1996 alle elezioni politiche ha votato Bertinotti: «Devo votare per il mio partito che ha cambiato nome ed è ritornato a dialogare con la parte più vicina dei cattolici, oppure devo votare per quel partito più piccolo che è rimasto legato alla parola comunista e ad alcune preclusioni che aveva suggerito Berlinguer negli ultimi anni?». Sceglierà di votare per Rifondazione perché così facendo poteva esserci e non esserci, stare al governo ma anche un po’ all’opposizione (Rifondazione appoggiava infatti il governo di centrosinistra solo dall’esterno senza avere nessun ministro). Sembrava l’unico modo per preservare la purezza berlingueriana (purezza che Francesco ha sempre desiderato ma mai raggiunto) e al tempo stesso contribuire al miglioramento del Paese. Poi tutti sanno come andò a finire.
Per fortuna accanto a Francesco dal 1994 c’è Chesaramai, colei che rende nella sua vita tutto più sopportabile. Vince Berlusconi? Che sarà mai risponde lei. Crollano la Torri Gemelle? E va bene, che sarà mai. Nostro figlio si rompe una clavicola? Che sarà mai, è solo una clavicola, poteva andare peggio. Questa ragazza che ha trasformato il che sarà mai in una formula esistenziale costante ha fatto capire a Francesco che non ci si può sobbarcare i problemi del mondo, che non si può cercare sempre la purezza. Francesco che ha sempre avuto il desiderio di essere come tutti e che però non è mai riuscito a essere come nessuno (o troppo comunista o troppo borghese) ha trovato il suo personale modo di stare al mondo proprio grazie a Chesaramai: che sarà mai vuol dire non è importante, è rimediabile, non è finito il mondo, ci sono cose più gravi, non ci possiamo rovinare la vita per questo. Vuol dire, in fin dei conti, vivi la tua vita, sii felice ma anche impuro, vuol dire appassionati agli eventi del tuo Paese, parlane, ma non sentirti migliore dell’altra parte (come in effetti molti di sinistra si sentono); che sarà mai vuol dire non fare come coloro che ogni giorno ripetono che questo Paese è senza speranza e che non resta che andarsene (e ovviamente non lo fanno mai); vuol dire non fare come quei ciclisti che si mettono in mezzo alla strada e non ti fanno passare perché si sentono migliori di te che sei in auto, te che stai inquinando, te che non ti preoccupi della salute della Terra.
Francesco Piccolo con Il desiderio di essere come tutti (Einaudi, 2014) ha scritto contemporaneamente un’autobiografia, un saggio ma anche una non-fiction. Smettendo di cercare la purezza si è contaminato, ha attraversato i generi ma soprattutto, ed è quello che più conta, ha scritto una bellissima storia… e già c’è chi parla di premio Strega.
(Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti, Einaudi, pp. 268, euro 18)
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