[CultSeries] “Friday Night Lights” di Peter Berg

di / 16 aprile 2014

Mai avuti così tanti pregiudizi verso un prodotto seriale: il football, le cheerleader, le vicende dei ragazzi all’interno del college, i texani col cappello da cowboy, fast food e macchine decappottate. Tutti aspetti di quell’America così fiera delle sue stelle e strisce difficile da sopportare. Capita però di leggere l’intervista a Melissa Bernstein, produttrice di Breaking Bad. Alla domanda sui modelli della serie-cult, lei risponde: «I Soprano» (ce l’ho!); «Mad Men» (ce l’ho!); «Friday Night Lights» (mi manca!).

Mi impongo di vederla, più per conoscenza, con le remore già citate. Bene: tutto è crollato nel giro di quattro scene. Dopo le lacrime e i brividi dell’episodio pilota, mai provati in nessun’altro caso, sapevo già che a breve quella sarebbe stata la mia serie. Ma poiché uno degli obiettivi di quest’articolo è dimostrarvi l’effettiva validità e bellezza a prescindere dal mio poco velato coinvolgimento, iniziamo a fornire qualche dato.

In primis c’è l’omonimo libro, poi il film di Peter Berg, infine la serie del 2007, prodotta sempre da Berg. 

FNLè tutto ciò che accade alle persone che ruotano attorno ai Dillon Panthers, squadra di football dell’omonimo e immaginario paese texano. Lo scarto narrativo è clamoroso: lo sport è solo un mezzo per raccontare le vicende umane e le complesse e coinvolgenti sfaccettature dei protagonisti. Ogni puntata è un’analisi attenta della middle-class americana. Eppure basta poco per capire quanto ci sia di ognuno di noi frammentato nelle storie. A tenere unite le vicende, ci pensano l’allenatore e sua moglie, Coach Eric Taylor e Tami Taylor, preside della scuola dove allena il marito. Le varie fasi alterne della loro carriera sono la metafora splendida delle tante piccole fasi delle relazione e delle emozioni di una coppia. Uno scherzo del destino farà sì che la loro primogenita s’innamori del quarterback…

Dicevamo del pilota, immenso: in un match dal ritmo serrato, l’eroe della squadra e della società, Jason Street, subisce un infortunio gravissimo. L’esito sarà devastante e coinvolgerà tutti: la sua ragazza, la dolce cheerleader Lyla, il migliore amico Tim Riggins, l’alcolizzato bello e ribelle del giro. Episodio dopo episodio seguiremo i Dillon Panthers arrivare sempre più in alto, in un finale di stagione al cardiopalma. E se la parte più d’intrattenimento è garantita dai match a suon di rock and roll, anche la parte emotiva e drammatica non viene affatto massa da parte.
 


Gli archetipi ci sono, ma fin da subito è chiaro il loro rovescio, il lato oscuro. Coach Taylor è il duro dal cuore d’oro, allenatore furioso e appassionato, grande motivatore, nonostante le urla e i rimproveri è disposto a tutto per i suoi ragazzi. Jason Street è l’incarnazione del sogno americano, il giovane talento destinato alla gloria; Matt Sarecen è il timido destinato a rimanere nell’ombra; Smash Williams è il grintoso ragazzo di colore disposto a tutto pur di uscire dal ghetto. Aiutati da una sceneggiatura impeccabile, ogni personaggio rivela sia le ombre e le ipocrisie dell’America contemporanea, sia quanto si possa cambiare ciò che sembra già scritto. Nel bene e nel male. Tramite loro si mostrano e idealizzano tanti momenti della nostra vita: amore, tradimenti, amicizia, successi, sconfitte. 

Altro aspetto capitale di FNL – vero tratto distintivo – è la recitazione. Registrata e proposta agli attori quasi in presa diretta, assume un effetto realistico clamoroso, aiutato dall’inquadratura spesso a spalla von Trier-style. Ciò ha avuto due effetti lampanti: ha creato un coinvolgimento senza precedenti tra pubblico e personaggio, e ha permesso al cast di ricevere svariati premi (guardate Kyle Chandler alias Eric Taylor che concorrenza ha sbaragliato quando ha vinto l’Emmy).

Per non parlare delle tematiche, trattate per la prima volta in maniera consapevole e spietata: la guerra in Iraq, lo stupro, l’handicap, la crisi d’identità, l’omosessualità, la crisi economica, la questione razziale.
 


Cinque stagioni totali per un mito della televisione, come testimoniano i tweet del presidente Obama, ma soprattutto l’incredibile attaccamento dei fan che più di una volta, grazie a delle vere e proprie petizioni, hanno impedito la cancellazione dello show. Noi italiani non ci siamo smentiti e oltre ad aver cambiato il nome in High School Team (perche?) ci siamo permessi anche di non trasmettere in chiaro il finale di stagione.

Davvero difficile citare i momenti commuoventi, emozionanti e indimenticabile di FNL. Con un estrema naturalezza, dopo poche puntate vi troverete a canticchiare la sigla e a fare il tifo per i Panthers. Abbandonatevi completamente alle storie dei ragazzi di Dillon e non dimenticherete nemmeno uno di loro. Perché non si tratta di sport o fiction, è la vita. La nostra vita. E non scordate mai: «Clear eyes, full hearts, can’t lose!»

 

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