“The Amazing Spider Man 2 - Il potere di Electro” di Marc Webb

di / 22 aprile 2014

Siamo a New York, Peter Parker si sta diplomando al liceo e nel frattempo porta avanti la sua carriera segreta di supereroe con i panni di Spider Man aggirandosi tra i grattacieli dondolando sulle ragnatele. È fidanzato con Gwen Stacy e si amano, ma Parker sente il peso della sua doppia identità che può essere minaccia e rischio per le persone che ama e della promessa che aveva fatto al padre di lei morente di proteggerla. Cerca la verità sulla sparizione di sua madre e di suo padre Richard, scienziato della Oscorp, che lo hanno lasciato a casa degli zii da bambino senza dirgli nulla. Nel frattempo ai criminali ordinari si uniscono malvagi con poteri straordinari figli di incroci genetici, come i sensi di ragno di Parker, e Spider Man deve affrontarli stando sempre attento a Gwen.

In principio c’è la trilogia di Sam Raimi, inevitabile paradigma per coniugare sguardo d’autore e spettacolo, poi è arrivato il Batman di Nolan e la fragilità e la psicologia sono diventati una componente obbligatoria nei film di supereroi.

Poi nel 2009 la Disney ha acquistato definitivamente la Marvel e ha deciso di costruire una cosa mai vista al cinema, neanche con la saga di Guerre Stellari: creare, anzi, ricreare, un universo, anzi un multiverso, di film collegati tra di loro con riferimenti, rimandi, citazioni, indizi e uno sviluppo unico e diffuso delle trame e dei personaggi così come è nei fumetti.

Si è iniziato allargando il mondo X-Men concentrandosi su Wolverine e andando avanti e indietro nel tempo con L’inizio e il prossimo Giorni di un futuro passato (al cinema dal 23 maggio), poi è arrivata l’architettura mastodontica che abbraccia e unisce Hulk, Iron Man, Thor e Capitan America negli Avengers, e infine di nuovo Spider Man, un reboot necessario, a soli cinque anni di distanza dall’esaurimento della serie firmata Raimi per integrare in un nuovo multiverso cinematografico le avventure dell’Uomo Ragno (e stessa sorte toccherà a breve ai Fantastici Quattro).

Siamo già a Spider Man 2, si mormora che nel 2018 uscirà il quarto capitolo e che questi quattro anni saranno riempiti, oltre che dall’ovvio terzo titolo, da due spin-off dedicati ai nemici di Peter Parker, uno intero per Venom e un altro dedicato ai Sinistri sei che in questo Il potere di Electro iniziano a essere introdotti nella trama generale.

Dal 2012, con l’ingresso in regia di Marc Webb, Spider Man è diventato Amazing, ha tolto gli occhi a palla di Tobey Maguire e messo la faccia furba di Andrew Garfield. Lo spazio per l’introspezione era già stato preso da Raimi e allora in questa nuova versione si è dovuto insistere su un altro aspetto: l’indagine sulla scomparsa dei genitori. Se nella precedente trilogia Spider Man era spinto dal senso di colpa per la morte dello zio e dal concetto di responsabilità, qui Parker lotta sì il male, ma la sua ricerca personale è volta verso la rete Oscorp e le sue implicazioni nella sparizione del padre. Accanto, più in vista, è la trama dell’amore inteso più come sentimento adolescente che come sofferenza e travaglio maturo. Peter e Gwen sono due ragazzi che si confrontano con le complicazioni ordinarie delle giovani coppie (lei andrebbe a studiare in Inghilterra e si dovrebbero separare) ancor più con l’eccezionalità data dalla condizione di supereroe.

Meno spazio alla ricerca di sé, quindi, più all’azione e alla velocità. C’è un po’ di riflessione sul valore simbolico dell’eroe – e in questo l’Uomo Ragno si avvicina molto, oltre che per la vicenda personale, a Batman, entrambi fraintesi per criminali, entrambi amati dai cittadini e tenuti a distanza dalle istituzioni – e sulle conseguenze dell’uso spregiudicato della scienza. Sul piano dello spettacolo puro, è chiaro, The Amazing Spider Man 2 – Il potere di Electro non delude, anche se la ridondanza di computer grafica confonde cinema e videogiochi sempre più. Rimane che rispetto alla serie di Raimi – ed è un paragone che non può essere aggirato, perché è troppo vicina nel tempo, troppo sovrapponibile – i film di Webb fanno andare tutto lungo i binari dell’ovvio preoccupandosi, più che di sviluppare la trama del singolo film, di gettare dettagli e frammenti per costruire il quadro generale dell’opera.

Dave DeHaan nei panni di Harry Osborn conferma, dopo le numerose ottime prove (in ultimo Kill Your Darlings), di essere uno degli attori destinati a un luminoso futuro. Paul Giamatti inizia a calarsi nei panni del sinistro sei Rhino in attesa dei prossimi film.

 

(The Amazing Spider Man 2 – Il potere di Electro, di Marc Webb, 2014, azione, 142’) 

 

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