“Variazioni in rosso”
di Rodolfo Walsh
Un giallo architettato alla perfezione
di Donato Porcarelli / 25 febbraio 2015
Leggere Rodolfo Walsh è qualcosa che va al di là del libro. Un’esperienza allo stesso tempo piacevole e dolorosa. Perché non si può separare la vita dell’uomo dalla sua prosa. Fu scrittore, giornalista e militante politico; inaugurò il genere della non-fiction nove anni prima di Truman Capote, con Operazione massacro, nel quale rese di pubblico dominio un massacro di civili innocenti da parte della prima giunta militare golpista antiperonista; decifrò il dispaccio segreto della CIA nel quale si annunciava lo sbarco a Cuba nella Baia dei Porci; denunciò l’orrore dei desaparecidos e della dittatura di Videla con la Lettera aperta di uno scrittore alla Giunta Militare, morì da guerrigliero, con le armi in mano, in un conflitto a fuoco.
Tuttavia, scindere la vita dell’eroe dalla sua scrittura è un atto dovuto, che il lettore dovrebbe fare, verso quello che fu uno dei maggiori scrittori argentini, e verso se stesso, per godere a pieno di Variazioni in rosso (SUR 2015), opera prima di Walsh. Passare delle ore insieme a Daniel Hernández e il commissario Jiménez è operazione quanto mai piacevole. Sono loro i protagonisti de “L’avventura delle bozze”, “Variazioni in rosso” e “Assassinio a distanza”, i tre racconti, che insieme all’avvertenza iniziale nella quale l’autore invita il lettore a scoprire in un punto preciso della narrazione la soluzione del delitto, avendo la trama già fornito tutte le chiavi e gli elementi per concludere l’indagine, compongono il libro.
Hernández, correttore di bozze proprio come il suo creatore, oltre che investigatore per caso e per arguzia, e il commissario Jimenéz si ritrovano coinvolti in una serie d’indagini che tengono il lettore col fiato sospeso e lo intrigano fino alla risoluzione: la morte di uno scrittore nella prima storia, quella di un’altolocata donna chiusa a chiave da fuori, in una stanza, con il suo presunto carnefice nella seconda, e quella di un ricco e promettente giovane, che appare a tutti gli effetti come un suicidio, nell’ultima. Un giallo architettato alla perfezione, in cui gli indizi si dipanano accuratamente, in un turbine dato dai differenti punti di vista dei personaggi.
Walsh – come scrive nell’introduzione Massimo Carlotto – «gioca con le convenzioni del genere attenendosi alla tradizione argentina che punta spesso a rinnovare modelli holmesianie» e compone in tutti i racconti un iter dimostrativo, con debiti allegati di piantine e reperti, frutto di intelligenza, logica e deduzione che porta, infine, a scoprire il colpevole. Disegna, inoltre, un personaggio indimenticabile: quello del correttore di bozze-detective colto e appartato, solitario e nostalgico, dagli occhi azzurri e le spesse lenti, che non si lascia ingannare dall’evidenza degli indizi ma cerca sempre una verità nascosta.
Ellery Queen, Patrick Quentin e, soprattutto, Cornell Woolrich: questi furono i punti di riferimento di Rodolfo Walsh, per il suo esordio in stile giallo. Tre scrittori legati al poliziesco classico inglese e americano, da lui tradotti per Hachette, casa editrice dov’era entrato giovanissimo come correttore di bozze. Un libro gradevolissimo che scorre via velocemente grazie a una prosa precisa, diretta e di spessore. Consigliatissimo per entrare nel mondo letterario di Rodolfo Walsh.
(Rodolfo Walsh, Variazioni in rosso, trad. di Eleonora Mogavero, SUR, 2015, pp. 240, euro 15)
LA CRITICA
Un maestro della letteratura latinoamericana che si fa apprezzare in questo splendido esordio a tinte gialle, composto all’età di ventisei anni. Un libro che si lascia leggere velocemente e può essere apprezzato anche da coloro che non gradiscono le derive di un genere che alle volte risulta stantio e che invece grazie a Walsh acquista linfa vitale.
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