“Purgatorio”
di Tomás Eloy Martínez

Una storia d’amore e sparizione, intrecciata con la Storia

di / 19 marzo 2015

Avvicinandoci a Purgatorio di Tomás Eloy Martínez (Edizioni SUR, 2015) ci inseriamo in un mondo narrativo in cui presente e futuro si fondono, insieme al reale e all’inventato. Chi ha già avuto il piacere di leggere Santa Evita (Edizioni SUR, 2013) è sicuramente pronto a riconoscere il particolare stile narrativo dell’autore che, con perizia giornalistica, fa combaciare i lembi della cronaca con quelli della finzione, lasciando i lettori completamente sgomenti davanti a qualcosa di «paurosamente attendibile e del tutto inventato», per parafrasare la puntuale osservazione di Francesca Lazzarato, curatrice e traduttrice del libro.

Semplificando molto, la trama del romanzo si concentra su Emilia, figlia del dottor Dupuy, uno dei consiglieri politici più vicini a Jorge Videla e personaggio di spicco della Giunta Militare al potere in Argentina che, per cinque anni, ha fatto scomparire «chi dissentiva, […] i tiepidi e diversi». Tra questi rientra anche Simón, il cartografo marito e collega di Emilia, che scompare mentre i due sono lontani da Buenos Aires, intenti in una missione creata ad hoc da Dupuy per mettere fine alla loro relazione. Simón, per via delle sue idee politiche incompatibili con la classe dirigente del Paese, e di conseguenza con i Dupuy, non può che finire nel purgatorio dei desaparecidos, quel non essere che ingloba migliaia di Argentini invisi al regime. A Emilia tocca una pena meno definitiva, ma non per questo meno dolorosa: l’attesa del marito che non ha visto morire e che per lei non può che essere vivo, a discapito delle tante voci contrarie che ha sentito negli anni. Tra i numerosi salti temporali su cui Martínez fonda il suo romanzo, insieme all’alternanza di narratori che si susseguono senza soluzione di continuità, il lettore si trova faccia a faccia con l’irrealtà fin dalle prime pagine: quasi uscito da una puntata di Les Revenants, Simón riappare un giorno a Emilia in un ristorante, giovane come l’ultima volta in cui si sono visti, per riprendere la loro vita insieme proprio dove si era interrotta. Questo evento non lascia spazio ai dubbi: sgomenti, non riusciamo a capire se abbiamo a che fare con la disperata fantasia di una donna di mezza età o con una realtà tanto inspiegabile quanto incontestabile.

Forse è proprio questo il fascino di questo romanzo, l’accostamento di fatti reali con altri irreali ma, per certi aspetti, verosimili. La narrazione in stile giornalistico di avvenimenti che hanno effettivamente avuto luogo, come la visita dei Reali di Spagna in Argentina e la scomparsa della cappa dell’allora regina Sofia, si mescola alla finzione di Martínez, in cui la donna dell’alta società che se ne appropriò per caso viene sostituita da Emilia. L’unione della fantasia dell’autore con la realtà porta a effetti narrativi importanti. Il risentimento e il disprezzo da parte di chi scrive, infatti, diventano lampanti seppur volutamente impliciti: l’utilizzo di soprannomi per i membri della Giunta, quasi a privarli di un’identità, come hanno fatto essi stessi con innumerevoli argentini, e l’accenno al carattere subdolo della dittatura, sempre alla ricerca di qualcuno o qualcosa su cui focalizzare l’attenzione del popolo e da usare come valvola di sfogo delle tensioni interne, ne sono solo alcuni esempi.

In un certo senso, Martínez giustifica le peculiari caratteristiche del proprio libro affermando che «i romanzi si scrivono per questo: per rimediare all’assenza perpetua di quello che non è mai esistito». Nel caso di Emilia, le restituisce una vita non vissuta ma trascorsa in giro per il mondo, tra Argentina, Messico, Venezuela e Stati Uniti, a fuggire le attenzioni del padre, i rimorsi e la tragica interruzione di un matrimonio su cui il suo stesso padre aveva messo una pietra tombale. Per gli Argentini in generale, Purgatorio è un atto di denuncia forte e concreto, avvolto da un alone di irrealtà che, paradossalmente, lo rende ancora più reale.

(Tomás Eloy Martínez, Purgatorio, trad. di Francesca Lazzarato, Edizioni SUR, 2015, pp. 288, euro 15)

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LA CRITICA

È più verosimile il reale o l’immaginario? Ancora una volta Martínez ci coglie impreparati: con la sua scrittura dinamica, il suo stile impeccabile e la sua arte narrativa ci presenta un romanzo che saprà spiazzarci.

VOTO

8,5/10

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