“Ballata per mia madre”
di Julián Hebert

di / 24 aprile 2015

Ballata per mia madre di Julián Herbert (gran vía, 2014) si presenta come un’autobiografia dell’autore, che al suo interno narra della morte della madre, stroncata dalla leucemia, delle fallimentari cure mediche ricevute dalla donna durante l’infruttuosa terapia per curarla, e della propria vita durante questo complesso e doloroso periodo. Attraverso flashback e ritorni al presente narrativo, l’autore ci fa conoscere la sua difficile infanzia: la madre che si prostituiva per mantenere i suoi numerosi figli, avuti da uomini differenti, la vita nelle zone più malfamate delle varie città in cui ha abitato e la vicinanza al mondo della criminalità e della droga.

Seguendo queste tematiche, Herbert si allontana dal filone della narrativa familiare degli ultimi anni, in cui la morte di un genitore diventa il fattore scatenante della stesura di un libro che disseziona meticolosamente il rapporto dell’autore con quel genitore, traendo le somme di una relazione conflittuale. Così facendo, al contempo, il libro sembra voler trattare di temi troppo diversi tra loro, al punto che non tutti gli episodi narrati appaiono relazionati con la storia principale e che la malattia della madre a tratti viene posta talmente in secondo piano da far domandare al lettore se tra una parte e l’altra del romanzo ci siano dei collegamenti, o se quello che si ha in mano sia piuttosto un’antologia di racconti quasi a sé stanti. In realtà, i continui cambiamenti di scena, di personaggi e di ambientazione del libro sembrano suggerire che, per quanto uno si allontani dalla propria casa e dalla propria famiglia (per ampio che possa essere il concetto di famiglia in questo libro), i legami di sangue e il sentimento di appartenenza avranno sempre la meglio.

Con la sua narrazione schietta e diretta e l’ampia varietà di registri che ci propone, il romanzo lancia forti critiche al Paese natio di Herbert, il Messico, come sempre fonte inesauribile di ispirazione per gli scrittori che, con i propri libri, intendono denunciare uno stato di cose impossibile da immaginare per chi vive al di fuori di un Paese che ci viene descritto in tutta la sua violenza, schiavo delle proprie contraddizioni. Con Ballata per mia madre, l’autore cerca di metterlo a nudo creando un parallelo con l’esperienza dell’agonia e della morte della madre che rispecchia piuttosto efficacemente il suo complesso rapporto con il Messico stesso: rancore e un sentimento molto vicino all’odio si uniscono in queste pagine a una dolcezza che non è smielata, ma molto realistica e intrisa di dolore e sofferenza.

(Julián Herbert, Ballata per mia madre, trad. di Maria Cristina Secci, gran vía, 2014, pp. 218, euro 14,50)

  • condividi:

LA CRITICA

Una relazione complicata con un genitore morente può essere lo spunto per approfondirla a posteriori e, allo stesso tempo, per fare il punto sulle contraddizioni e le difficoltà di un intero Paese.

VOTO

6,5/10

Comments

News

effe

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

Archivio