“Chaosmosis” dei Primal Scream
L'involucro ammaliante e di poco spessore nell'album synth pop dei Primal Scream
di Alessio Belli / 6 aprile 2016
Riuscite a essere spensierati? Distesi, lieti e magari anche un po’ frivoli nel lasciarvi trasportare da un battito e un suono alquanto pop? Bene: allora Chaosmosis dei Primal Scream è il disco che fa per voi. Un gradevole sottofondo e una soddisfacente compagnia. È tutto molto semplice: l’ultimo lavoro di Gillespie & Company è il loro disco più pop\elettronico mai prodotto. Chaosmosis è gradevole, ballabile e in alcuni momenti molto coinvolgente. Ma proprio qui si scatena il dibattito: «Ma da loro ci sia aspettava di più! Si sono svenduti alla moda delle classifiche! È solo un disco synth pop senza anima».
Affermazioni legittime: cerchiamo quindi di analizzarle. Partiamo dal concetto principale, chiaro e limpido: Chaosmosis è un disco sorvolabile, non necessario. Come dicevo all’inizio è una caramellina ben confezionata e impeccabilmente prodotta, ma se avete i Primal Scream tra le vostre band del cuore (come me) e cercate i capisaldi della loro discografia, allora potete tranquillamente sorvolare sulla recente fatica discografica. Se cercate di ascoltare il meglio della musica che c’è in giro attualmente (come me) potete tranquillamente skippare (come si dice adesso in gergo, usando un termine che esprime benissimo l’uso veloce ed istintivo e spesso superficiale che si fa del mezzo sonoro tramite Spotify, YouTube e allegra combriccola).
Magari Gillespie, dopo due dischi molto belli (Beautiful Future e More Light) in cui la formula vincente veniva applicata alla perfezione (psych-alt rock graffiante e avvolgente) e per qualcuno addirittura in maniera troppo programmata, ha sentito il bisogno di virare (il perché ce lo dirà lui magari) verso un atmosfera palesata senza troppi fronzoli nel video del singolo apripista in duetto con la meravigliosa Sky Ferreira: “Where The Light Gets In”. Sì, niente di trascendentale ma non possiamo soprassedere sull’impatto estremamente gradevole del sopracitato singolo e su altri momenti di Chaosmosis. L’iniziale “Trippin On Your Love” è un corale e trascinante inizio, l’unico momento acustico “Private Wars” non è male e “Golden Rope”è una cavalcata non indifferente. Il resto scivola sulle tastiere in maniera innocua: ovviamente, non abbastanza per essere un disco dei Primal Scream.
In conclusione, se siete alla ricerca di un prodotto granitico e pieno di spessore, intensità e riflessioni siete sulla strada sbagliata; se invece volete iniziare a scaldarvi per il live di quest’estate a Roma, fate pure: avete qualche pezzo buono su cui muovervi. Nulla più.
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LA CRITICA
Un patina luccicante tutta synth pop ma di poca sostanza nell’ultimo disco della storica band di Glasgow.
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