“Grandi momenti”
di Franz Krauspenhaar

Il presente non esiste

di / 6 luglio 2016

Grandi momenti Krauspenhaar copertina su Flanerí

«La cosa che più mi sconcerta è che, pur ripassando le fasi salienti della mia vita dal 1984 ad oggi, […] io non trovo nulla di veramente importante». È Franco Scelsit a parlare, l’io narrante protagonista di Grandi momenti(Neo Edizioni, 2016), alterego dell’autore Franz Krauspenhaar. Ma non bisogna cadere nella tentazione di interpretare malinconicamente questa sentenza: Scelsit, scrittore cinquantenne reduce da un infarto, non guarda al passato attraverso la prismatica lente del rimpianto, lo fa invece convinto che tutto quello che l’uomo è stato in grado di produrre dopo gli anni Ottanta (la musica, la letteratura, il cinema, le automobili di cui il protagonista è appassionato) semplicemente non esiste, non ha riflessi nella sua vita. Del resto, «il mio immaginario è incastrato laggiù. Le mie giornate le vivo oggi ma con le modalità, i colori e i sapori di ieri».

Mediante una narrazione ironica, a tratti introspettiva ma mai esasperata, Krauspenhaar consente di entrare rapidamente in confidenza con il protagonista, a patto che si accettino, anche senza approvarle, le categorie con cui egli guarda il mondo. Partendo da quelle generazionali. Avere vissuto i vent’anni nella Milano di un decennio in cui l’Italia vinceva i Mondiali, sembrava dimenticare il terrorismo, si cimentava nelle speculazioni di borsa, e in cui l’affermazione di un adolescente passava tramite il tepore di un Moncler, lascia il segno: quale ventenne di allora avrebbe sospettato che gli anni Ottanta sarebbero stati – per dirla con un laterziano saggio di Paolo Morando – L’inizio della barbarie? Il personaggio Scelsit conferma la propensione di Krauspenhaar a raccontare il paese che è appena stato con gli occhi di un artista; questa volta si tratta di uno scrittore, ma il soggetto evoca di primo acchito il Fabio Bucchi di Le monetine del Raphaël (Gaffi, 2012).

Generazione, sì, e anche genere. Grandi momenti è un romanzo declinato al maschile, in cui si erge la bella figura del fratello, confidente e intimo terapeuta di Scelsit, custode e sodale della più profonda ferita: l’abbandono di quel padre che li ha lasciati prima che diventassero uomini, e che sotto le sembianze di una lepre, animale in fuga per eccellenza, abita le molto frequenti allucinazioni di Scelsit. È il nodo irrisolto, quello che nell’immaginario di lettore potrebbe configurare il motivo per cui il protagonista non abbia una compagna, non abbia figli, viva con la madre così come il fratello.

Altri uomini si aggiungono al mosaico sociale di Grandi momenti. Sono i compagni di riabilitazione, sono gli editori; a ognuno di loro Scelsit racconta qualcosa delle sue perturbazioni, col piglio sornione di chi sembra vivere nello sceneggiato di se stesso. Emerge, tuttavia emerge e non può mancare, una figura femminile verso cui il protagonista convoglia razionale gratitudine e viscerale risentimento; un’anziana signora dalle trecce come Pippi Calzelunghe: la madre; il “colonnello”, come viene definita, antagonista e piantagrane, forse solamente rea di non aver dato ai due giovani Scelsit quel senso di colpa e di inadeguatezza in cui il padre in fuga li ha piombati.

Da adulto non ha veri padroni, Scelsit. Vive di scrittura. E se quella firmata col proprio nome non gli consentirebbe altro che tirare a campare, la capacità di sfornare i romanzi da “autogrill” gli permette, sotto pseudonimo, anticipi invidiabili. Sembra aver trovato un modo per farcela, anche se l’infarto è qualcosa cui dover render conto e che viene sfidato approfittando di qualche birra in più, psicotonico di rapido consumo. Eppure, è un ben arduo destino per uno il cui «tacito obbiettivo è sempre stato quello di arrivare al contrario, operando delle scelte stilistiche e di struttura romanzesca piuttosto d’avanguardia, quindi vecchie perlomeno sessanta anni. Ciò comporta una narrazione frammentata e aderente al pensiero umano, ma per niente fedele al modo didascalico di raccontare di oggi».

E dunque, più che il grande cuore della copertina, la vera sfida che Franco Scelsit affronta si rintraccia sullo sfondo, ed è l’inconsueta geometria della mente; quel quotidiano gioco di prestigio fra la bruma dentro e il piacere minuto di una birra.

 

(Franz Krauspenhaar, Grandi momenti, Neo Edizioni, 2016, pp. 160, euro 13)
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LA CRITICA

Cardiopalma cerebrale. Un romanzo in cui l’infarto assume i contorni – ma solo quelli – di una possibilità, mentre si guarda al decennio della propria giovinezza rendendosi conto che da lì difficilmente si potrà davvero uscire.

VOTO

7,5/10

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