Paradiso minore

"Love", il nuovo album dei Thegiornalisti

di / 26 settembre 2018

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C’è un momento, nell’intervista di Alessandro Cattelan a Tommaso Paradiso nel programma Sky EPCC, in cui il cantante, parlando di come nascono le sue canzoni, dice di dare un suono alle parole che gli fluttuano in testa. Il presentatore, allora, gli chiede di improvvisare un testo e una melodia partendo da due parole a caso: termosifone e cacciavite. Il siparietto tra i due è in linea con la comicità del programma, Paradiso si presta e l’esperimento riesce sicuramente. Nonostante sia chiaro che ci voglia un talento per riuscire a fare una cosa del genere, quanto appena visto e ascoltato ci dà modo di capire cosa sono i Thegiornalisti che, in questo settembre, tornano con Love, due anni dopo Completamente Sold Out.

Dietro ogni testo di Tommaso Paradiso c’è un disagio e un male mai metabolizzati, capiti. Vengono a galla e vengono cantati, senza ulteriori passaggi. Quello che è successo da Cattelan è emblematico: è l’esperienza stessa dell’ascolto dei lavori dei Thegiornalisti. Le cose potrebbero raddrizzarsi sempre, ma in un modo o in un altro rimangono sempre uguali a loro stesse – anche la birra che si scalda in fretta diventa pretesto per parlare di una condizione di continua instabilità e, fosse per lui, mai dovrebbe smettere di andare così: dovesse non scaldarsi a quella velocità, il mondo di Paradiso si piegherebbe su sé stesso e scomparirebbe per sempre. C’è una rassegnazione sotterranea dove essere e vivere: lui cavalca questa instabilità, ci sguazza, la rende mito, sa domarla e (qui sta la magia) sa comunicarla d’istinto. Sa come darla all’altro. Essere profondi nel parlare superficialmente della profondità della vita. Paradiso non ti immerge mai nella disperazione, te la fa osservare dalla superficie del mare.

Perché la storia dei Thegiornalisti, il loro successo, arrivato dal basso, ruota attorno a uno spleen monco, mischiato a una musica che è solo spettatrice, perennemente ai margini, a una voce, invece, che è una voce, qualcosa che può essere in futuro collante tra generazioni e alla costruzione di melodie tanto semplici quanto azzeccate – parliamo dell’unico che, dopo vent’anni, è riuscito a mettere in discussione il grande proprietario dell’immaginario estivo: Luca Carboni.

Love è tutto questo: ed è esplicativo, ad esempio, in “Milano Roma”: «Non so quando e non so in che posto / Non lo so / Se poi mi fermerò». Milano e Roma come due opposti: tecnicamente l’afflizione dovrebbe derivare, ancora prima che dal non sapere che ruolo ricoprire in una storia d’amore, dal non avere neanche la certezza di dove vivere. No, Paradiso vuole continuare a fare avanti e indietro tra Roma e Milano. Dice di non saperlo, ma lo sa . Quella di Paradiso è un’angoscia, sì, ma sembra più una casa, non una cosa da cui fuggire. Se ne nutre, non si dispera perché non riesce a contenerla. Una poetica che può avere una sua dimensione, ma che, unita anche alla costruzione strumentale dei brani, risulta poco riuscita.

Della combo Vasco Rossi-Venditti, in Love, rimane solo Vasco. Gli anni Ottanta rivisitati negli ultimi due anni non ci sono più e fanno spazio a un pop che sa di Coldplay post X&Y, noioso e furbo: soluzioni facili e poca ricerca che, alla fine, rendono l’album piatto. Dopo “Overture”, un intro alla Baustelle interpretato dai Thegiornalisti, c’è un lavoro staico: “Zero stare sereno”, “Milano Roma”, “Una casa al mare”, Controllo”, “L’ultimo giorno sulla terra”, sono canzoncine e niente di più. I singoli riescono sempre, ma emergono sempre come singoli, svettando a tal punto da rendere tutto il resto come un riempitivo – nota di merito, però, per la ballata alla Brunori, “Dr.House” dove l’elenco finale, almeno per i nati negli anni Ottanta, è più di un semplice elenco.

Love è un album da ascoltare volontariamente in maniera distratta mentre si fa altro, mentre magari ci si allena: «Vorrei mettere su un fisico bestiale / Ma lo faccio solo per rimediare». Perché non ci allena per migliorare il fisico, ma per mantenere un certo senso di insoddisfazione che per Paradiso è ispirazione artistica, per altri solo insoddisfazione.

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LA CRITICA

I Thegiornalisti non riescono a fare il salto di qualità: con Love, la band di Tommaso Paradiso si cementifica in una hit parade.

VOTO

5/10

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