Magmamemoria: se Levante avesse avuto un po’ più di coraggio
A proposito dell'ultimo album della cantautrice siciliana
di Luigi Ippoliti / 6 novembre 2019
Tutto è cominciato nel 2013 con “Alfonso” e la sua vita di merda. Levante è uscita dall’anonimato con una canzoncina facilona, al limite dello stucchevole e con l’ukulele trasformato oramai in arma proto indie, che le ha dato la possibilità di aprirsi una strada in quel caos imprevedibile che è il mondo della musica che in quegli anni iniziava a mutare sfruttando appieno le potenzialità dei social. Col passare del tempo, soprattutto attraverso il secondo lavoro Abbi cura di te, la cantautrice siciliana ha sicuramente migliorato il tiro, arrivando in questo 2019 con un lavoro, Magmamemoria, che è il suo più complesso e maturo, ma che lascia comunque qualche perplessità.
Anche qui, infatti, ci troviamo di fronte a qualcosa che strizza l’occhio all’universo radiofonico – senza dover per forza dover demonizzare questo fenomeno, si intuisce che Levante potrebbe prenderne le distanze e scrollarsi di dosso quest’etichetta. In Levante però, per ora, è insita una marcata predisposizione a un iper orecchiabilità acchiappa Like, anche se oggi l’ipotetica bilancia che oscilla tra mainstream e spinta autoriale potrebbe tendere leggermente verso quest’ultima, ma il confine è davvero labile.
Perché se Magmamemoria avesse mantenuto le promesse dell’omonima traccia iniziale, forse staremmo parlando di qualche altra cosa. Imbevuta di Homogenic di Bjork, soprattutto “Joga”, e in aggiunta qualche movimento radioheaddiano da In Rainbows, “Nude” per esempio, “Magmamemoria” è il brano più interessante dell’album, dove la voce riesce a emergere e a splendere senza oscurare nulla, in un’architettura sonora che non è certamente rivoluzionaria, ma che si staglia su molta produzione contemporanea. Insomma, senza troppi giri di parole, se Levante avesse osato di più, Magmamemoria sarebbe stato tra le cose migliori di questo 2019.
Ma forse ci sono troppi se. Il resto dell’album, seppur godibile, non ha spunti che possano fare gridare al miracolo – anche se “Lo stretto necessario“, cantato insieme a Carmen Consoli, è davvero un gran bel brano. Al netto di testi che funzionano e hanno una discreta profondità e complessità, soprattutto se confrontata con quanto viene prodotto sia dal mainstream sia dal non indie che è l’itpop («I corsi di paura / Ricorsi della storia / Per trattenerci in una morsa senza memoria / Senza memoria» , è solo un esempio ed è qualcosa che Tommaso Paradiso o Gazzelle non riuscirebbero neanche mai a pensare), Magmamemoria brilla nel suo essere una una promessa non mantenuta. Il singolo, “Andrà tutto bene”, asseconda troppo certi spunti da stadio alla Alessandra Amoroso, corse sul palco e fuochi d’artificio e poco altro. Stesso discorso per “Reali” e in generale per il modo di esprimersi di Magmamemoria: la voce di Levante, che è una gran voce rock, viene declinata a un pop massimalista un po’ patinato.
In generale i ritornelli seguono sempre lo stesso schema emotivo: un’esplosione di suoni che rischia di rendere monotona l’interpretazione stessa dell’album, per cui in quel momento succedere sempre quella cosa e le sinapsi percepiscono sempre gli stessi input – aspetto che infatti non esce in “Magmamemoria“, il che la rende diversa e più valida. A volte, magari non pensando al profitto come unico obiettivo che sta dietro alla nascita di un album, la sottrazione è la scelta migliore.
Magmamemoria è un neologismo inventato da Levante, un modo per immaginare il suo passato e il chiaro riferimento ai vulcani e quindi all’Etna è lì a testimoniarlo, ed è un album sicuramente piacevole, ma che manca di un po’ di coraggio, per cui rischia di confondersi, purtroppo, con certe produzioni musicali fini a loro stesse che esistono solo per foraggiare le etichette.
Aggiustando qualcosa, soprattutto a livello di intenzioni, Levante potrebbe essere una nuova Gianna Nannini: può e potrà incidere veramente nella musica italiana.
LA CRITICA
A Levante manca un po’ di coraggio per fare il salto di qualità decisivo: Magmamemoria, il suo quarto album, è un album piacevole, ma che ha bisogno di qualcosa in più.
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