Il potere di una confidenza indelebile
A proposito di “Confidenza” di Domenico Starnone
di Antonella De Biasi / 24 febbraio 2020
Come si gestiscono i segreti profondi e il loro effetto sulle nostre vite? Domenico Starnone in Confidenza (Einaudi, 2019) prova con maestria a raccontarlo, partendo dalla relazione tempestosa dei due protagonisti iniziali, Pietro e Teresa. La confidenza è per lo scrittore l’essenza del sentimento e i protagonisti assumono il ruolo di sentinelle sui segreti reciproci. Un patto, in definitiva: contro le variabili fallaci della vita, quelle che fanno cambiare idee e progetti e pertanto minacciano l’unione.
Starnone accende una torcia sull’ambivalenza della natura umana e lo fa con una scrittura reale, intima. Il suo romanzo è diviso in tre atti: nel primo la voce è quella di Pietro Vella, insegnante di liceo, animato dalla voglia di riscatto ereditata da un padre elettricista, con scarsi mezzi economici e che lo renderà ossessionato dalla perfezione: «Non tolleravo niente che mi mettesse di fronte al fatto di non essere perfetto».
Ha una relazione tormentata con una sua ex allieva, Teresa Quadrato, che praticamente è il suo opposto: una donna viva e brillante, piena di ambizioni e dotata di un’ironia quasi crudele. Prima di lasciarsi definitivamente entrambi cercano un modo per fissare per sempre la loro reciproca dipendenza: e lo trovano. Una confidenza di un evento della loro vita che nessuno, oltre al loro nucleo, debba mai venire a sapere.
«Qualcosa che si sapesse ti distruggerebbe per sempre». I due protagonisti dell’alleanza iniziano a vivere due vite distinte: Pietro si sposerà con Nadia, avrà tre figli e scriverà un saggio sulla scuola italiana, mentre Teresa emigrerà verso gli Stati Uniti per intraprendere una sfavillante carriera in ambito scientifico.
Il secondo racconto fa compiere al lettore un maestoso balzo temporale: perché l’io narrante è Emma, primogenita di Vella, che racconta del padre e del suo percorso umano e professionale, mentre il terzo è affidato a Teresa, la donna della confidenza indelebile, con cui nel corso degli anni il protagonista ha sempre coltivato un rapporto ibrido.
Già in Lacci e in Scherzetto l’autore ci aveva abituati già ai temi più profondi e ambivalenti delle relazioni: la sua scrittura e i suoi personaggi sono subito riconoscibili dal lettore in quanto vivi e inquieti, ma soprattutto pronti a smascherare la natura umana, fragile e instabile, permeata dalle ambizioni, dalle paure e dal carattere che ciascuno ha in dote.
In tutto il romanzo spicca lo sforzo di raggiungere nella vita determinati risultati. Colpisce l’inadeguatezza di Pietro Vella, perfino quando avrà raggiunto numerosi consensi per la sua pubblicazione: «Siamo disposti a perderci, curvando la vita intera, pur di somigliare al nostro profilo migliore».
La moglie di Pietro, Nadia, incarna l’ideale della compagna che si sceglie per migliorarsi, per contribuire alla formazione di una identità migliore, che lo sosterrà per tutta la durata del loro matrimonio (e del romanzo), in particolare nello schierarsi al fianco del marito contro il sistema borghese scolastico. Aleggia però sempre lo spettro di Teresa, l’ex che non è mai ex, depositaria di una verità inconfessabile, mormorata come patto d’amore. «La ragione è che vuoi sapere se sono e sarò sempre la custode delle tue confidenze» scriverà Teresa a Vella, consapevole del potere della loro reciproca confidenza.
Raccontando le vicende della quotidianità e dell’evolversi della vita professionale di Pietro, Starnone non tralascia lo sguardo sui tradimenti reali o immaginati, i continui compromessi per stare insieme una vita, laddove la persona scelta non ci appare più la stessa: «Pensai: ci innamoriamo di persone che sembrano vere, ma non esistono, sono una nostra invenzione; questa donna così ferma, dalle frasi così scandite, questa donna senza timidezze, sferzante, non la conosco, non è Nadia. Una cosa è la persona amata, altra cosa è la persona reale che finché l’amiamo non vediamo mai davvero». La narrazione colloquiale del protagonista appassiona, tra finzione retorica che si poggia sui ricordi e sulla realtà, senza mai perdere di vista il sentimento.
«L’amore, che dire, se ne parla tanto, ma non credo di aver usato spesso la parola, ho l’impressione, anzi, di non essermene servito mai, anche se ho amato, certo che ho amato, ho amato fino a perdere la testa e i sentimenti».
Poi il colpo di scena nel terzo breve atto, quando sarà Teresa a raccontare la loro storia, la tipologia del contatto mantenuto negli anni. In Confidenza, Starnone riesce con una voce misurata ma al contempo profonda a consegnarci una doppia, anzi molteplice, sfumatura delle relazioni e della natura umana.
(Domenico Starnone, Confidenza, Einaudi, 2019, pp. 141, euro 17,50, articolo di Antonella De Biasi)
Comments