Tè alla fragola
di Diego Rossi / 6 maggio 2011
Ah, beata gioventù… ribadirebbero i nostri nonni. Mica tanto, se ci si guarda intorno… risponderemmo oggi, magari con una figlioletta che si trucca nel bagno a sei anni e un marmocchio che si arrampica sul semaforo mentre andiamo a fare la spesa.
Un attimo però, ma ci pensiamo mai alla nostra “giovinezza”? Insomma… che fine ha fatto il tempo in cui noi quarantenni di oggi siamo diventati grandi?
È bene precisare che ci sono anche molti di noi, nati nel ’70, che pensano di non essere ancora maggiorenni, comunque, tornando al punto, nessuno racconta più la sottile zona d’ombra in cui eravamo all’università, prima di diventare genitori?
Non è passato poi molto. Be’, eravamo a una manciata di secondi dalla data fatidica del nuovo millennio e le cose cominciavano a cambiare là fuori, proprio come ci cambiavano dentro. Fuori: il social network non esisteva, internet muoveva i primi passi e Steve Jobs era sul punto di rivoluzionare il mondo con la sua “Apple” (ancora una volta) dopo Newton e Adamo che di mele se ne intendevano. Dentro: Sotto la maglietta scucita batteva come un tamburo il cuore per la persona che non ci faceva dormire e che poi, incontrandola, ci trasformava in giovanotti timidi e impacciati.
Come diremmo oggi, quegli anni sono stati “da paura”, e poiché la storia si ripete e si rinnova sempre a partire da quei due, Adamo ed Eva appunto, ecco una storia che parte proprio da qui:
“Gianni correva sul suo motorino truccato, per quanto possa correre un Ciao blu del 1989 comprato di seconda mano. E pensava.
Pensava alla sua ragazza, mentre percorreva a tutta velocità viale Regina Margherita sotto la pioggia. Tra un pensiero e l’altro gli scappava una bestemmia perché i sampietrini viscidi lo facevano sbandare, perché qualcuno lo sorpassava a destra, perché al semaforo il verde non scattava mai.
A parte i sampietrini, i semafori e gli incivili con cui scambiava parolacce, di quel temporale furioso sembrava non accorgersi affatto. Non gli importava se le macchine che sfrecciavano veloci accanto a lui gli imbrattavano la parte bassa dei pantaloni schizzando acqua putrida e fango. Non sentiva la pioggia che gli inzuppava il giubbotto e il collo del maglione e gli scivolava poi lungo la schiena nuda. Non sentiva il freddo pungente alle mani senza guanti.
Nella testa aveva solo un pensiero: incontrare Nina.”
Sarà un incontro romantico? Guardalo come corre, mormora tra sé il lettore. Fa l’università. Potrei essere io questo Gianni… magari dieci o quindici anni fa. Come erano belli gli anni ’90. La musica, e poi Roma, i giorni dell’università. Si usavano i motorini e non gli scooteroni di oggi. Un pizzico di nostalgia, un momento per chiedersi cosa deve fare Gianni con Nina e… ecco, la sorpresa è dietro l’ultima curva:
[…]La verità è che non c’è nessun’altra, e che non ho paura della convivenza. Semplicemente non ti amo più, rispose Gianni tristemente.
Perché, che cosa ho fatto?, sussurrò col nodo in gola.
Non lo so e non credo ci sia un perché. All’improvviso ho sentito un vuoto. Non c’era più emozione, tutto mi è diventato indifferente.
Non può essere vero, mormorò.
Anche adesso, stare qui con te mi dà un senso di inquietudine, di sofferenza.
Forse è solo un momento di crisi. In questi mesi sei stato troppo sotto pressione.
Ma non capisci? Resta il fatto che non ti amo più.
E tutto questo quando è successo? Possibile che non mi sia accorta di niente?
Non so dirti quando, ma è successo. Sai quando si dice: «Una mattina mi sono alzato e…». A me è successo così.
No, non può essere vero.
Pensavo fosse una stronzata e invece mi è successo così. E’ strano l’amore. Ha fregato anche me.
Lei cosa farà? Lo prenderà a schiaffi! Sicuro! E se facessero a me una cosa del genere?
Per scoprire come finisce bisogna leggere il romanzo di Raffaella Formillo. Molte storie iniziano così nella vita reale, oppure finiscono, proprio dietro una tazza di tè. Ci cade addosso una rivelazione importante, un’ondata gelata alle spalle che ha un sapore salato, qualcosa che nemmeno immaginavamo accadesse. “Tè alla fragola” è un romanzo giovane, veloce, brillante, tra le pagine ci si trova dentro il copione di un film.
Raffaella Formillo ha uno stile leggero, impudente, ricorda come si diventa grandi, tra verità e menzogna, analizza attraverso i nostri sentimenti di ragazzi fine anni ‘90 il mondo che abitiamo oggi: la gran confusione, il caos di sempre, ma anche la poesia, il valore, l’amicizia. In queste pagine c’è la gioventù, i sogni, l’Italia di provincia e di città. L’ironia, il dolore, l’amore come lo abbiamo sperimentato, sia quando siamo stati tristi sia quando abbiamo conosciuto la felicità. Un libro spumeggiante, incalzante, tutto da scoprire per i ragazzi di oggi, tutto da ritrovare per i ragazzi di ieri.
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