I quattro re
di Francesca Lulleri / 12 ottobre 2011
Talvolta non sappiamo quale sia il disegno divino sulle nostre esistenze fragili come fili di cristallo… non sappiamo darci pace per qualcosa che ci è accaduta senza un apparente motivo logico, senza un fine… ma solo per rendere ancor più dannata un’esistenza, quella di tutti noi, che già dalla nascita ci pone di fronte ad un lento e glaciale conto alla rovescia. Perché il bene viene sempre colpito dal male? E perché quando il bene ripaga con la sua stessa carta il male, trasformando l’atto in giustizia, viene logorato e divorato dalla sua stessa anima? Qual è questo disegno che tutte le religioni vanno insegnando, qual è questo fine, questa eterna lotta, questo eterno tormento, questo rincorrersi meccanico tra il bene e il male? E ancora… perché esiste il male? Perché alcune persone devono sopportare per un’intera vita la ferita che il male ha provocato nella loro anima, divorandone la purezza a poco a poco e rendendo la loro esistenza un inferno in terra? E ancora… tutto questo, può davvero celare un disegno divino? Essere colpito per colpire. Morire per uccidere. Dannarsi per dannare. Purificare il mondo per purificarsi l’anima. I quattro re, ci pone quindi di fronte ad un ancestrale interrogativo. Perché esiste la cattiveria? Perché esistono delle persone prive d’anima? E perché queste persone incrociano talvolta la nostra via martoriando il nostro destino? Che razza di dio permetterebbe tutto ciò? O è solo un suo disegno più grande? Cosa c’è di sbagliato nelle nostre convinzioni che poi stona così inesorabilmente con ciò che poi accade?
La storia narrata ne I quattro re, di Giancarlo Galletti, si svolge in un lasso di tempo abbastanza lungo e ripercorre la travagliata vita di un padre a cui viene strappato via il bene più prezioso, sua figlia. Così da sogno ad occhi aperti la sua vita diviene un incubo che lo fa precipitare lentamente verso un baratro profondo e senza fine fatto di incubi, angoscia e voglia di farla finita per sempre. Ma come una missione, come un compito assegnatogli da qualcosa di trascendente, arriva la decisione finale e irremovibile di estirpare il male, quello stesso male che gli aveva portato via la sua adorata bambina. È un romanzo che emoziona fin dalle prime righe, trascinando il lettore in spire sempre più strette, fatte di emozioni forti e improvvise, quasi volesse catturare esso stesso l’anima di chi legge. È una storia capace di provocare amore, odio, rabbia, desiderio di vendetta, disperazione, speranza… che inizia con la serenità e l'amore… per inoltrarsi nell’ abisso più buio dell'angoscia e della disperazione, immergendosi nell'odio più profondo e nella vendetta più atroce, in realtà giustizia, per poi finire nello stremante rimorso e nell’insopportabile dubbio nell'attesa di una fine che sembra non giungere mai… fino ad un inaspettato nuovo inizio…
È un libro su cui fermarsi a riflettere. Che pone delle domande sulla cattiveria e sulla violenza di cui certe persone sono capaci senza però riuscirne a spiegarne l’inumanità, l’assenza dell’ anima, dei sentimenti, del cuore. È una storia che ci fa credere fino alla fine di dubitare dell’esistenza di un dio cosciente… ma che in realtà ci prepara al percorso di redenzione e purificazione finale… la fine stupirà molti lettori, ma dopotutto… la morte non è che l’inizio.
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