“Missing. New York”
di Don Winslow

di / 9 dicembre 2014

«Preparati, che venerdì vai a cena con Don Winslow». Senza risveglio incollato alla frase.

Tutto vero. Peccato che io prima dell’annuncio non avessi letto nulla di sgorgato da quel nome.

Si potrebbe bollinare banalmente come “pregiudizio di genere”, o “criterio economico di consultazione”.

In pratica, non vantando grandinate di tempo a disposizione per leggere a dovere, si sceglie quello che ci chiama più forte. E il poliziesco non mi ha mai stregata abbastanza. Però c’era in ballo una cena.

In americano fluente. E calarmi addosso un casco di silenzio non si addiceva alla mia smania.

Quindi ho imbracciato quel libro. L’ultimo e il primo. L’ultimo in ordine di pubblicazione e il primo di quella che si profetizza un’altra serie pedinata dal suo pubblico. Missing. New York (Einaudi, 2014).

Basta masticare qualche briciola d’inglese per inferire che tutto orbita intorno a un’assenza. La presenza invadente di una scomparsa. Quella di Haley e dei suoi occhi troppo verdi, che in un pomeriggio d’afa svaporano dal suo giardino mentre la mamma è distratta. Una bambina di colpo si nebulizza. L’angoscia di madre si mette in scena. E fin qui, un tragico caso spesso comune, soprattutto nelle trame di un noir.

Ho pensato ai pochi casi maneggiati negli sporadici appetiti di thriller. Sparita è la piccola cercata da Jackson Brodie nell’efficacissimo I casi dimenticati di Kate Atkinson, così come si dissolve la bimba che spalanca l’ingresso a Un piccolo gesto crudele di Elisabeth George. Ma la pioggia di esempi si abbatterebbe anche altrove e per parecchi altri titoli.

Qui siamo in Nebraska, torrido e sfiancato da un’estate imperdonabile. Haley è di sangue misto, figlia di una ragazza bianca e di un afro-americano. E di solito non sono quelle le predestinate a calamitare troppe premure. Ci si affanna di più per ritrovare altre bambine. Più pallide e più ricche. Ma tra lei e un finale con pochi spiragli s’interpone Frank Decker. E questo, come sempre, fa la differenza.

Il poliziotto in questione non è nel suo momento migliore. Un matrimonio che annaspa senza lottare, un caldo che inzacchera anche le ipotesi e quel viso sfumato davanti casa con un giocattolo in mano. Le indagini onorano a dovere il rituale degli allarmi, dei sospetti più vicini, ma Haley non torna. E di solito, si sa, dopo ventiquattro ore molte vittime non respirano più.

A Decker perciò non resta che pensarci da solo. Lascia la polizia. E lì s’innesca il viaggio dell’eroe. Fuori dal mestiere, fuori da sua moglie. Nei gangli di una New York annoiata dalla sua ricchezza, tra fotografi, modelle e crepacci più profondi delle loro piscine. A ridosso d’innumerevoli inferni dov’è la miseria a ingrossare le tasche.

Don Winslow, ex detective consegnato alla scrittura e padre di successi come Il potere del cane L’inverno di Frankie Machine, sforna un altro personaggio vincente. Sporco ma buono, rude e idealista.

E, rispetto ai casi già sfogliati, è un attimo perché zampilli l’empatia.

Maschio come se ne avvistano pochi tra sciami di donne fascinose, capace di elargire montanti e comprensione con la stessa muscolare scioltezza. Umile e autoironico, cocciuto ai limiti dell’ossessione, responsabile dei figli che non ha.

Già troppo disilluso per i suoi trentaquattro anni, tanto da farsi immaginare molto più avvizzito. Bisognoso di una causa impossibile per sentirsi vivo.

Il resto è da appurare in corso d’opera, altrimenti il giallo rischierebbe di smacchiarsi.

La cena? Un filetto più che onesto, masticato davanti a un signore delizioso, al pascolo in Europa per promuovere il romanzo. Grande amante della pasta e del cinema italiano ancora in bianco e nero. Un buon sugo di battute (alcune afferrate, altre solo intuite), classifiche di film piovute dal cuore e l’improvviso desiderio di complimentarmi con Frank Decker se fosse stato lì, di fronte al mio bicchiere. Ma, impigliato com’era negli umori della prossima missione, dovrò aspettare che sgusci da una pagina.

Non c’ero abituata, ma cercate di capire, è il primo detective a cui mi sia mai affezionata.

(Don Winslow, Missing. New York, trad. di Alfredo Colitto, Einaudi, 2014, pp. 312, euro 18)

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