“L’Italia è un bosco”
di Tiziano Fratus
di Rosangela Muscetta / 27 novembre 2014
L’Italia è un bosco (Laterza, 2014) di Tiziano Fratus, poeta e scrittore, ma prima di tutto “cercatore d’alberi”, è un forziere di meraviglie e di memorie ataviche, descritte con amore e con passione. Il testo potrebbe essere definito come un esercizio di cartografia forestale che cuce itinerari, citazioni, ripercorrendo testi ed esperienze di una sensibilità collettiva mediante una mappa da integrare ciascuno con le proprie personali predilezioni. È un tornare autentico alla terra, laddove la scrupolosa descrizione del sentiero per raggiungere i luoghi dell’anima si unisce allo spessore della riflessione filosofica e alla poesia della parola che indugia nel particolare, nell’apparente marginale che sfugge alla noncuranza; parola che si fa armonia nel proprio percorso d’autoanalisi, e gorgheggio di intesa nel perfetto innesto tra uomo e paesaggio, in un percorso che potrebbe essere descritto come tra una passeggiata filosofica e un percorso naturalistico-spirituale, corredato da suggestive fotografie. Fratus è l’inventore dell’alberografia, ha coniato i concetti di Homo Radix e con i suoi saggi, le mostre, gli itinerari disegnati in città e regioni, difende la sopravvivenza dei boschi e alberi e l’arte della conoscenza botanica, che non è un sapere soltanto scientifico, forse è più un gesto artistico: significa avvicinarci al disegno di Dio o, se si preferisce, a quello più laico di una Madre Terra. Il testo sembra essere uno zibaldone di pensieri, una guida turistica e allo stesso tempo letteraria, che si legge come un romanzo, che innesca la voglia di saperne e di scoprire di più su di un Paese, l’Italia, da scoprire a piedi, con calma, e in silenzio.
Gli smisurati tronchi delle sequoie del Nord Italia; le radici leggere dei ficus che dominano Palermo; la luce tra le foglie delle conifere plurisecolari sulle Alpi; i lecci della foresta primaria più estesa d’Europa in Sardegna; la gravità delle pinete vetuste nel Parco Nazionale della Sila; i castagni e gli olmi delle selve appenniniche; le rarezze che si sono adattate al clima e alle misure ridotte degli orti botanici; i giganti che abitano e decorano i nostri viali e le nostre strade, le piazze e i giardini pubblici delle nostre gremite città.
Come un Virgilio appassionato dei nostri tempi, l’autore attraversa questi luoghi invitandoci a riconoscere la diversità di specie, a distinguere forme colori foglie e geometrie, a ricostruire le storie dei più longevi esseri viventi che abitano il nostro paese.
È uno scrivere tagliente quello di Fratus, ricco di spunti di meditazione, di piccole critiche precise, uno scrivere non solo poetico nell’accezione poetica che siamo abituati a pensare, per cui descrivere la natura significa anche doversi piegare alla sua immensità, allo sforzo necessario persino per goderne. Gli alberi hanno una storia per chi la sa ascoltare ma anche raccontare, e Fratus ce la riporta con semplicità attraverso i suoi propri occhi mediante una ricercata metafora esistenziale. Allo stesso tempo riuscire tramandare la loro storia è un cammino educativo e formativo che ci riallaccia al paesaggio e che ci rende l’equilibrio con la natura. Semplicità e rispetto sono ciò che si respira in questa escursione filosofica che ci guida a conoscere gli alberi, descritti attraverso vibrazioni che giungono integre al lettore.
(Tiziano Fratus, L’Italia è un bosco. Storie di grandi alberi con radici e qualche fronda, Laterza, 2014, pp. 216, euro 16)
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