“Il bazar dei brutti sogni”
di Stephen King

Venti racconti forniti di denti più o meno aguzzi

di / 30 giugno 2016

Il bazar dei brutti sogni copertina del libro su Flanerí

Una delle opere che più amo di Stephen King è Stagioni diverse, una raccolta di quattro racconti lunghi del 1982 talmente bella da generare tre film cult: Le Ali della libertà, L’allievo e Stand by Me. Appena leggo un nuovo libro di King mi torna in mente quel titolo. Dall’adolescenza fino alla soglia dei trent’anni ogni stagione della mia vita ha avuto come compagnia un lavoro dello scrittore del Maine. Ogni anno un libro diverso, partendo dai capisaldi – Shining, Le Notti di Salem, It– fino agli ultimi Doctor Sleep, Mr. Mercedes, 22/11/63 . Che esista tale rapporto cadenzato negli anni tra il lettore-fan e King, a quanto pare ne è perfettamente consapevole anche quest’ultimo e la bellissima “Nota d’autore” di Il bazar dei brutti sogni (Sperling & Kupfer, 2016) lo dimostra.

In maniera estremamente confidenziale e diretta il Nostro si rivolge al Fedele Lettore accennandogli come alcuni dei racconti che occupano questo volume siano già usciti anni fa e la cosa «più fica» (cito testualmente) è proprio che nonostante il tempo passi ci sia ancora un King che scrive e un fan che lo legge.

Molto succosa l’introduzione de Il bazar dei brutti sogni: come per A volte ritornano, per fare qualche nome, lo scrittore americano usa questo spazio per un mini trattato sulla letteratura horror e sull’annessa produzione. Qui si sofferma sul suo rapporto con la forma narrativa breve, sulle potenzialità del racconto e sulle modalità di nascita e lavorazione. Allo stesso tempo si prepara il lettore allo scenario che lo attenderà in questo bazar infestato.

Ne Il bazar dei brutti sogni King racconta e si racconta: ogni opera è preceduta da una premessa in cui l’autore dichiara la genesi del racconto e come sia sopravvenuta l’ispirazione, fornendo aneddoti e sentiti scorci biografici. Dall’incontro ravvicinato – e quasi mortale – con un camion nel 1999 (da cui è stato poi sviluppato “Il piccolo dio verde del terrore”) al tragitto in macchina che ha ispirato “Miglio 81” non mancano i momenti in cui il vissuto dell’autore ha generato le sue celeberrime quanto inquietanti opere.

A dire il vero, di orrore in Il bazar dei brutti sogni ce ne è poco. L’antologia presenta per lo più racconti ispirati e suggestivi ma quasi mai legati all’horror. E questo non è un male, anzi. King svaria dalla post-apocalittico al thriller passando addirittura per la poesia, piazzando sempre delle taglienti zampate da vecchio leone quale è: “Il bambino cattivo” cattura e inquieta, “Aldilà” (forse il più bello) ci invischia in un torvo gorgo di peccati, “Ur” ci mostra tutto il genio dell’autore (un racconto fantascientifico basato su Kindle!) e “Mr. Yummy” emoziona (alla maniera nera di King, ovviamente). Venti racconti per una media qualitativa alta, un qualcosa di gradevole da leggere prima di andare a dormire, un pretesto per una biografia in racconti da leggere senza freni. Alla prossima stagione, Stephen King. È tutto ancora molto fico.

 

(Stephen King, Il bazar dei brutti sogni, trad. di L. Lipperini, Sperling & Kupfer, 2016, pp. 506, euro 19,90)
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LA CRITICA

Nella sua nuova raccolta di racconti il Maestro del brivido ci fornisce un’antologia di generi ed esperienze, in cui vita e letteratura diventano un tutt’uno. Una buona lettura prima di andare a dormire. Incubi permettendo.

VOTO

6,5/10

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