“FRAMMENTI DELLA NOTTE” DI ANDRÉS NEUMAN
Cristalli scomposti di un romanzo
di Ilaria Caputo / 30 settembre 2016
«Quando ti sembra che le ore non passino, che non sia mai l’ultima notte ma semplicemente la stessa, la prima e unica notte, allora trovare qualcosa da fare, soprattutto qualcosa che significhi ordine, è addirittura la salvezza dalla pazzia».
Di rado ho letto poesia in una prosa e mai ne ho trovata aggirandomi e scavando in una discarica di rifiuti, tra liquami e veleni. Eppure, insieme a Demetrio Rota, l’ho fatto; che poi, mi sono domandata per l’intera lettura di Frammenti della notte di Andrés Neuman, chi è realmente Demetrio Rota? Un uomo, certo, ma intendo: un visionario, un appassionato di puzzle o un semplice dipendente statale della nettezza urbana?
Impossibile definirlo, di lui – e della sua storia – si conoscono solo “frammenti” di un tempo e di uno spazio rimasti sospesi e cristallizzati. Il mondo di Demetrio, così come lo si vive tra l’inchiostro vivido delle pagine, è opaco, lento, triste: opaco il suo passato, il suo presente, l’epilogo della sua storia personale.
Neuman, straordinario autore contemporaneo, occhi intrisi di poesia che conducono sicuri nel mondo buio e tormentato di Demetrio, muove la sua creatura tra due stati d’esistenza infelicemente inconclusi: un passato di cui Demetrio svela, attraverso la sua passione per i puzzle, i frammenti di un’infanzia felice, attraversata, bruciata e consumata nell’ardente rogo di una passione giovanile impossibile e un presente squallido, misero, statico, dominato dalla sua inettitudine all’amore, da un’incapacità totale di amalgamarsi alla vita, di fidarsi e concedersi al prossimo.
«Veronica si accese una sigaretta e si stese con la faccia rivolta al soffitto, guardando quell’orizzonte invisibile che è negli occhi degli amanti appagati. Rimasero un bel pezzo in silenzio, poi lei parlò. Mi stai rovinando la vita, Demetrio, devi fare qualcosa. E lui lo fece: le andò addosso, le passò le braccia dietro la testa, la strinse forte. Liberandosi con una piroetta, ora sopra di lui, imprigionandolo tra le cosce, Veronica schiaffeggiò Demetrio con rabbia».
Ogni suo tentativo d’instaurare rapporti sociali si rivela un fallimento e, più la delusione che ne consegue è cocente, più Demetrio si rifugia nel ricordo del passato che si svela, quotidianamente, attraverso brevi, improvvise e intense epifanie proustiane, le quali dipingono, sulle pagine bianche, un mondo primordiale e idillico cancellato dall’avanzata imperativa e inesorabile dell’età adulta: abbattimento dei sogni, dell’innocenza, disillusione.
I ricordi di Demetrio che compongono Frammenti della notte sono gli squarci che gli permettono ancora di respirare in una Buenos Aires dispersiva e individualista, in una discarica dalla quale è impensabile recuperare anche solo una parte delle proprie illusioni. E allora non resta che affogare nei rifiuti, non resta che arrendersi all’immobilità, abbandonare la vita e lasciarsi trasportare laddove il destino aveva già deciso di condurlo.
(Andrés Neuman, Frammenti della notte, trad. di Silvia Sichel, Ponte alle Grazie, 2015, pp. 160, euro 14,50)
LA CRITICA
L’aspetto incredibile di questo romanzo è che l’aurea nera di cui è cinto ipnotizza così tanto da impedire di uscirne e di allontanarsene. La sua immobilità, la sua cupezza, sono così sottilmente spossanti che diventa un piacere quasi sadico lasciarsi avvolgere e prostrarsi davanti alla sua cruda poesia.
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