Le ballate della ciotola di polvere
“La ballata di Woody Guthrie” di Nick Hayes
di Ulderico Iorillo / 23 gennaio 2018
«This machine kills the fascists» era la scritta che campeggiava sulla chitarra di Woody Guthrie, mentre cantava «ho visto la mia gente. Mentre stavano là affamati, io mi domandavo se questo paese fosse fatto per te e per me».
È da poco uscita in Italia per minimum fax la graphic novel La ballata di Woody Guthrie, tradotta da Luigi “Grechi” De Gregori, con prefazione di Francesco De Gregori. L’autore è Nick Hayes, scrittore e illustratore inglese che lavora per The Guardian. Appassionato della musica di Woody Guthrie e autore di tavole politiche per il noto giornale inglese, in questo lavoro mette insieme entrambe le sue passioni. Hayes descrive, infatti, attraverso la vita del cantastorie, la grande depressione del ’29, i mutamenti sociali dell’America di quegli anni e i rivolgimenti climatici che si verificarono negli Stati Uniti in una continua metafora con un presente, colpito nuovamente dalle piaghe della povertà, dell’ingiustizia sociale e dai tragici cambiamenti climatici.
Hayes disegna un mondo dai toni seppia dove il colore diventa ambientazione e contribuisce a raccontare una pervadente desolazione. È un colore che invade tutto, delinea i paesaggi, i visi dei personaggi e le loro sensazioni, come una polvere sottile alla John Fante che si deposita su ogni cosa. Con un tratto marcato e spigoloso l’autore costruisce un universo di persone dai volti fortemente caratterizzati, dai lineamenti decisi e spesso simili tra loro, come facessero parte tutti della stessa famiglia, solcati e incisi in quella stessa polvere che crea il mondo in cui si muovono.
In questo universo si svolge la parte di vita di Woody raccontata da Hayes, che inizia dai ricordi della triste infanzia segnata dalla malattia della madre, la Corea di Huntington, a cui lo stesso Woody è condannato e a causa della quale morirà a soli 55 anni. Vengono, poi, rappresentati i primi passi mossi in un gruppo folk, un matrimonio infelice, un periodo di vagabondaggio e il successo che piano piano ne fece un personaggio conosciuto ma osteggiato per le sue adesioni al partito socialista e comunista.
Quella di Guthrie è una figura mitica dell’America delle protests songs, dei talking blues, della presa di coscienza delle classi lavoratrici e della fine dell’epoca d’oro. Vasta eco ha avuto nella cultura americana contemporanea l’impegno di Guthrie, a partire dalla poetica di Bob Dylan, ma anche di Joan Baez, Bruce Springsteen, Pete Seeger. Woody Guthrie ha indagato quell’americanità che si aggrappava a un passato recente in cui il legame con la terra era ancora viscerale, quando comunità d’immigrati cercavano le proprie radici adattando le loro vite a un continente nuovo e sconfinato. La poetica di Guthrie era prepotentemente segnata da un profondo senso di lotta contro l’ingiustizia sociale, alla quale si opponeva recuperando vecchi suoni popolari su cui costruiva nuovi testi, così che la gente li sentisse più vicini alle proprie radici, alle proprie sensazioni ancestrali.
L’aspetto biografico, in questa graphic novel, diventa secondario, e molti disegni, soprattutto nelle tavole a doppia pagina, sono onirici, poetici e non illustrano passaggi della vita di Woody, piuttosto evocano sensazioni. Hayes è concentrato nella descrizione dell’inadeguatezza di Woody Guthrie che inseguendo un paese che continua a mutare, non riesce ad adattarsi a nessun tipo di vita: né a quella degli hobo (i vagabondi che montavano sui treni merci), né a quella del cantante che gode di un po’ di fama.
Dal punto di vista editoriale, la scelta di Luigi Grechi come traduttore e di Francesco De Gregori come prefatore è ineccepibile. Entrambi, infatti, sono stati influenzati nel loro lavoro dalla poetica di Guthrie e il loro intervento impreziosisce il testo. D’altronde questo non è il libro giusto per leggere una biografia di Guthrie, ma come suggerisce il titolo, è piuttosto una lunga ballata immaginifica sulla vita del cantautore.
La parte poetica è importante, a volte a scapito della linearità del racconto, inoltre, anche nella traduzione c’è una qualche invadenza, a cominciare dal titolo, che nella versione originale è Woody Guthrie and the Dust Bowl Ballads (Woody Guthrie e le ballate della ciotola di polvere) che riprende il titolo del primo album di successo del cantautore. Un’altra pecca della versione italiana è la sovrabbondanza di a capo che interrompono spesso la lettura creando anche visivamente un contrasto con la delicatezza delle immagini. La ballata di Woody Guthrie è, in definitiva, un bel racconto dei primi anni di vita di uno dei più grandi interpreti delle canzoni di protesta, molto ben disegnato, con alcuni picchi di lirismo e alcune tavole splendidamente composte.
(Nick Hayes, La ballata di Woody Guthrie, trad. di Luigi De Gregori, minimum fax, 2017, pp. 273, euro 25)
LA CRITICA
Hayes scrive e disegna un bel racconto su una parte della vita di Woody Guthrie, ma fa anche un romanzo poetico e una riflessione sul presente. Interessante e figurativamente affascinante, ma vuole essere un po’ troppe cose.
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