NOI E I NINE INCH NAILS, TRA INCUBI E SPERANZE
Tornano le sperimentazioni di "Ghosts", percorso iniziato 12 anni fa
di Tommaso Di Felice / 3 aprile 2020
Diciamocelo: abbiamo vissuto momenti migliori. Città blindate, servizi ridotti al minimo, crisi economica all’orizzonte. E tanta paura. In tv si alternano catastrofismo e annunci rassicuranti, e il risultato è che negli occhi della gente si leggono timore e senso d’impotenza. La sensazione è quella di ritrovarsi catapultati in un film o in una serie tv dai contorni post-apocalittici e dagli scenari distopici, come Black Mirror o Blade Runner. Nel bel mezzo della pandemia, i Nine Inch Nails hanno appena pubblicato a sorpresa, e gratuitamente, due nuovi lunghissimi album di pregevole musica strumentale, Ghosts V: Together e Ghosts VI: Locusts, figli di una saga iniziata nel 2008.
L’obbiettivo è chiaro fin dalla copertina: i due lavori rappresentano, rispettivamente, la speranza e la fine, la luce e l’oscurità. L‘attuale emergenza sanitaria avrebbe accelerato la realizzazione finale e la pubblicazione.
Partiamo dalle tenebre: Ghosts VI: Locusts è l’essenza della disperazione concentrata in 15 brani, per un totale di 1 ora 23 minuti. L’album nero è quello della paura, dell’ansia, della solitudine. I pezzi sono lunghi e intensi, la sofferenza la fa da padrona ma viene presa di petto, affrontata. Dall’inizio alla fine, le sonorità industrial sono torbide e non lasciano molte speranze all’ascoltatore. Apre “The Cursed Clock” che, insieme a “When It Happens (Don’t Mind Me)” martella i timpani dell’ascoltatore come degli orologi a pendolo e si perdono in prolungate distorsioni simili a interferenze elettromagnetiche.
È l’angoscia il sentimento dominante dell’album nero: da “Around the Corner” e “Another Crashed Car“, passando per l’apocalisse di “The Worriment Waltz” e i sottofondi quasi infernali di “Just Breathe“, l’impressione è quella di trovarsi in un’enorme casa abbandonata o nel peggiore degli incubi: telefoni isolati, lunghi silenzi, distorsioni sonore ed echi spaventosi, come quelli di “Temp Fix“. Se non ci fossero “Trust Fades” e l’altro album, quello bianco e buono, a smorzare la tensione, i Nine Inch Nails sarebbero degli esseri sadici e malvagi.
La luce e la tranquillià, aka Ghosts V: Together, rappresenterebbero invece la speranza e la spinta ad andare oltre quello che stiamo vivendo in questo momento. Tutti insieme. Sebbene gli 8 brani che compongono l’album non sprizzino gioia da tutti i pori e ci sia una certa tensione, il cambio di rotta c’è e si fa sentire: le sonorità diventano più armoniose ed eteree, lasciando spazio alla musica d’ambiente e all’elettronica. La morbida “Apart” e l’apertura di “Letting Go While Holding On” ristabiliscono serenità e calma. La desolazione lascia spazio rinascita. Bisogna però ammettere che il lato oscuro dei Nine Inch Nails, pur essendo benzina sul fuoco, è la parte migliore di questa doppia uscita.
«La musica – ascoltarla, pensarla, crearla – ci ha aiutati ad affrontare qualsiasi momento, buono o cattivo. Con questo pensiero, abbiamo deciso di lavorare fino a tarda notte e completare questi due nuovi ‘Ghosts’ per aiutarci a mantenere in qualche modo la salute mentale», ha dichiarato Trent Reznor, leader del gruppo. I Nine Inch Nails sono stati sempre prolifici e hanno scelto di regalare due impeccabili gioielli al momento giusto, quello del bisogno. Dal punto di vista stilistico, i due album sono perfetti. Ora ci sentiamo un po’ meno soli, disorientati sì dai frastuoni e dalla confusione di certi “fantasmi”, ma meno soli. Bravi.
LA CRITICA
I NIN riescono a catturare l’umore generale e a tramutarlo in musica, portando a termine un lavoro pregevole. La loro personale interpretazione dell’attuale pandemia ha più sostanza di tante parole.
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