“I libri ti cambiano la vita”, a cura di Romano Montroni

di / 6 novembre 2012

Cento scrittori evocano cento titoli, opere diverse che hanno lasciato un segno nella loro vita. Alcuni tornano molto indietro nel tempo agli anni dell’infanzia e dell’adolescenza: «Leggevo sempre, soprattutto nelle estati che sembravano non finire mai. Di giorno e di sera, fin quando la mamma non piombava nella stanza e per farmi smettere chiudeva drastica l’interruttore della luce», scrive Corrado Stajano e un po’ mi ritrovo anch’io in questa sensazione, infatti è proprio nell’estate del mio sedicesimo anno, in vacanza al mare, che ho letto il libro che ha cambiato la mia di vita: Uno nessuno e centomila di Pirandello. E lo sconvolgimento che provocò nel mio animo fu un moto totalmente interiore e invisibile, infatti come scrive Elena Varvello: «Una di quelle piccole epifanie che cambiano tutto, dentro di noi, senza che nessuno di quelli che ci stanno attorno e che ci vogliono bene se ne accorga davvero».

I libri sono«capaci di uscire dalla carta e di creare scompiglio, movimento, rivoluzioni nella vita reale, nelle epoche, in intere generazioni». Quest’opera fortemente voluta da Romano Montroni può essere considerata un vero e proprio dibattito cultural/letterario sul tema annunciato dal titolo stesso I libri ti cambiano la vita – Cento scrittori raccontano cento capolavori (Longanesi, 2012). Ci sono opinioni favorevoli e contrarie, alcuni sostengono tale tesi e, rincarando la dose, citano più di un testo/libro che ha influito in momenti e circostanze diverse nella loro vita. Altri intellettuali invocano il potere della letteratura come scoperta di una vocazione: «La letteratura era entrata nelle nostre vite e non ne sarebbe più uscita». Attraverso la parola scritta si fa strada, si manifesta il talento nel senso evangelico del termine, l’idea di trovare la propria missione come una chiamata alla scrittura.

Dalla lettura dell’opera si evince che i libri ci rendono persone migliori poiché esortano all’azione o svelano verità nascoste che improvvisamente si manifestano davanti ai nostri occhi, in ogni caso è necessaria una ricerca tenace e costante. L’infaticabile Vittorino Andreoli esprime quasi un desiderio personale: «Spero nel libro che non c’è e che vado a cercare in libreria, e ora lo confesso, poiché non lo trovo, tento io stesso di scriverlo».

Per altri autori l’incontro con il libro viene descritto come una storia d’amore, fatta di corteggiamento romantico, ritrosie, ecco come Silvia Avallone parla di In Cold Blood di Truman Capote: «Puntualmente ha continuato a finirmi tra le mani in tutte le librerie e le biblioteche. Come accade per i grandi amori dei feuilleton ottocenteschi, la casualità e il fato tramavano per farci incontrare». E non posso non pensare ai versi ironici e disincantati della poetessa Szymborska che in questi termini evoca la fatalità dell’incontro tra due innamorati: «Li stupirebbe molto sapere / che già da parecchio tempo / il caso giocava con loro. / Non ancora pronto del tutto / a mutarsi per loro in destino, / li avvicinava, li allontanava».

Vorrei proprio manifestare il piacere che ho provato nel leggere questo libro, che non avendo un ordine cronologico, una successione di eventi, può non esser letto dalla prima all’ultima pagina. Come esclama il Piccolo Principe: «Et si c’était par la fin que tout commençait?» 

Ho iniziato la mia lettura proprio dall’ultimo capitolo in cui Giovanna Zucconi sembra contraddire, ma solo in apparenza, nell’incipit il titolo stesso dell’opera affermando: «Il libro che mi ha cambiato la vita non me l’ha cambiata, la vita. Non è andato come sarebbe potuto andare. Sliding doors, deviazioni, capricci del destino».


(I libri ti cambiano la vita – Cento scrittori raccontano cento capolavori, a cura di Romano Montroni, Longanesi, 2012, pp. 348, euro 14,90)
 

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