“Imperi dell’Indo” di Alice Albinia
di Alessio Belli / 4 luglio 2013
Per assurdo, Imperi dell’Indo di Alice Albinia (Adelphi, 2013) funziona al contrario. Mi spiego: di solito, dopo aver letto un libro di viaggi, di scoperte, di mondi inesplorati, si ha subito voglia di partire. Di vedere con i proprio occhi ciò che è immortalato tra quelle pagine. Imperi dell’Indo riesce talmente bene nella propria missione, da offrire concretamente i luoghi del Pakistan e dell’India in cui si muove il fiume del titolo. Se a lettura conclusa non si vuole partire non è per una questione negativa, ma solamente perché la scrittrice Alice Albinia ha portato anche te in quei posti. Lettura e viaggio la medesima cosa.
L’autrice, classe 1976, londinese, dopo vari e prestigiosi studi si trasferisce a Delhi come giornalista. Da lì il passo è breve e il suo esordio letterario imminente. Questa la missione: attraversare dalla foce alla sorgente, il fiume Indo, il “Fiume dei Fiumi”: talmente importante da dare il nome stesso all’India. Tremila chilometri d’acqua, attraverso svariati paesi e paesaggi, culture, civiltà e persone. Storie millenarie di rivalità e conflitti, militari e religiosi. Tutti svoltisi in prossimità delle rive.
Il libro non è solo un diario di viaggio, in cui annotare – con documentaristica precisione e storico fondamento – tutti i dettagli e gli avvenimenti. È anche – anzi, soprattutto – il pretesto per scoprire, tappa dopo tappa, un mondo e una cultura millenaria e complessa. Seguire l’Indo è anche il modo per conoscere la sua storia e tutto ciò che si è sviluppato ai suo bordi. Come spiega l’autrice nella prefazione: «Fu l’Indo a dare coerenza alla mie esplorazioni; il fiume è al centro di questo libro perché scorre attraverso le vite delle sue genti come un incantesimo».
Molto bello, e forse per noi impensabile, vedere nei vari capitoli come questa sia la realtà: l’unione sacra e profonda, spirituale, delle persone con il fiume.
Dopo la citata prefazione, il viaggio può iniziare. Si parte da Karachi, città piena di minoranze etniche e religiose. Con spietatezza si narra del caos post-1947, alla fine del mandato inglese. Delle lacerazioni del Pakistan, delle carneficine nel Punjab tra sikh, hindu e musulmani. Procedendo nella lettura, non c’è argomento del mondo indiano a non essere trattato. Dal Ramadam, alle condizioni dei lavoratori, ai tratti poco noti del Corano e come questi vengono applicati quotidianamente. Dalla schiavitù alla costruzione dei templi lungo il fiume, l’autrice compone un’opera enciclopedica e affascinante. Sicuramente Imperi dell’Indo sarà la base assoluta per chi ama queste terre, ma non intrigherà meno anche la persona più curiosa e dall’irrefrenabile sete di conoscenza. Che, a volte, si può allietare anche senza viaggiare, grazie a libri di questo livello.
(Alice Albinia, Imperi dell’Indo, trad. di Laura Noulian, Adelphi, 2013, pp. 493, euro 30)
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