“Expo 58” di Jonathan Coe
di Martina Fiore / 3 dicembre 2013
Expo 58 di Jonathan Coe (Feltrinelli, 2013) è la storia, singolare ma non troppo, di Thomas Foley, a cui fanno da sfondo l’immagine dell’Inghilterra, del Belgio, di un’Europa ancora giovane e di una guerra fredda che serpeggia fra i meandri dell’Esposizione Universale di Bruxelles, nel 1958.
Protagonista del romanzo anche se indeciso protagonista della sua vita, Thomas è un impiegato del COI (Central Office of Information) di Londra, ha trentadue anni ed è sposato con Sylvia, donna tipicamente british di cui avvertirà l’ingombrante presenza anche a chilometri di distanza. È infatti l’appiattimento di una vita matrimoniale mai stata realmente serena a innescare gli intrecci e le vicende di cui Foley diventa protagonista nel romanzo.
In occasione dell’Esposizione Universale del 1958 il COI decide di trasferirlo in Belgio affinché si occupi della gestione del pub Britannia, punto di riferimento della nazione inglese all’interno del Salone. Qui la commistione di culture, tradizioni, lingue e vicende storico politiche diverse si colora di humor, tradimenti, sotterfugi, intercettazioni, strategie segrete e preziosa umanità: «Viviamo in un mondo in cui vengono costantemente erette barriere politiche tra i popoli di nazioni diverse. Molte di queste barriere, a mio avviso, sono inutili. Il fatto che noi possiamo sederci insieme in questo modo – sei persone, di cinque paesi diversi – dimostra che sono inutili. L’Expo 58 dimostra che sono inutili. Pertanto facciamo un brindisi ai nostri ospiti generosi e progressisti – al popolo del Belgio, e all’Expo 58!».
Ben presto emerge la concretezza dell’evento in quanto opportunità di crescita e sviluppo per il futuro dell’uomo, ma si insinua anche la costante e reciproca diffidenza che alimenta il clima internazionale, e in particolare quello europeo.
Niente è lasciato al caso e gli eventi chiave di quegli anni (dalla tensione fra Nato e Russia, fino al lancio dello Sputnik) si sfogliano pagina dopo pagina mentre in superficie scalpitano i modi in cui la naturale inclinazione dell’essere umano lo porta a cedere di fronte alle tentazioni.
L’incontro di Thomas con i protagonisti secondari del romanzo, nel mettere in evidenza le comprovate capacità descrittive di Jonathan Coe, agita il lettore e lo incuriosisce giocando sul mistero dell’amore.
Anneke e Emily, infatti, degne rappresentanti di una sensualità che sempre più si fa strada ed entra con prepotenza nel nuovo millennio, mettono in discussione la vita di Foley più di quanto non lo faccia l’intero contesto dell’Esposizione Universale del 1958, di cui comunque è testimone diretto.
Non il “semplice” rendiconto di un momento storico determinante, quindi, ma il fascino accattivante di un racconto che conferma quanto il caso sia l’unica e indeterminabile modalità in grado di toglierci il respiro, ribaltare la quotidianità e alienarci dalla consuetudine, pur rendendo il nostro domani presumibilmente più difficile e spesso più doloroso.
Avvolti dal calore della passione e della storia, i lettori di Jonathan Coe precipitano così nel mondo dell’imprevidibilità e della speranza che il passato nutriva in un futuro che solo in parte è diventato presente.
(Jonathan Coe, Expo 58, trad. di Delfina Vezzoli, Feltrinelli, 2013, pp. 288, euro 17)
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