“La frattura” di Giovanna De Angelis
di Anna Giurickovic Dato / 12 marzo 2014
La frattura (Elliot, 2014) è il primo e ultimo romanzo di Giovanna De Angelis, uscito postumo come un anelito di seconda vita.
Francesca ha 36 anni, vive a Roma, traduce storie che non ama, ha un marito affettuoso, una madre assorta, un’amica attenta e un amante, Diego, che le ha cambiato la qualità dell’aria. La frattura è una malattia e risiede tra il «vento»e lo «schianto» – così si chiamano le due parti in cui è suddiviso il libro – tra ciò che smuove l’impasse e la fa vibrare, e ciò che invece è capace di arrestare ogni movimento.
Tutto si ferma, il corpo è stanco, la mente si appiglia a uno spiraglio di energia vitale che d’un tratto appare amore ma è solo un diversivo. Diego è un rivolo di vita, di estraneità che rende possibile il guardarsi senza dirsi la verità, il fingere che le cose siano ancora belle, il vivere la vita di un altro, il costruirsi idee e ritagliarle mentre il tempo è scandito dalle sedute di chemioterapia.
«Questo povero corpo» ripete Giovanna in un intreccio di mali, tra autobiografismo e narrazione. Eppure non lascia spazio a pena né ad autocommiserazione, non ci sono eroi nella sua storia, ma solo verità. Non c’è morale, ma egoismo, noncuranza, impossibilità di comprendere il dolore, perché «è solo di chi lo prova, e di nessun altro».
«Io non vi appartengo» dice Francesca e si riferisce ai medici, agli infermieri, alle premure di familiari e amici, alle frasi di circostanza, a chi non è legato al letto da una flebo.
Poi la vendetta, che distrugge gli oggetti e i legami, che fa di chi è debole un forte e con la quale Francesca si riprende la vita a dispetto di chi non ha avuto il coraggio di guardare in faccia quella imminenza di morte. In copertina è raffigurato il corpo di una donna, fasciata in un abito da bambola tinto di rosa. In mano, al posto della borsetta, una sega elettrica. Combattiva, tosta, femminile e ironica: così è Francesca e così gli amici descrivono Giovanna De Angelis.
171 pagine da bersi in poche ore e tutte d’un fiato. Una prosa scorrevole e voluttuosa, che diventa poetica nelle descrizioni dei vicoli di Roma, delle sofferenze del corpo, delle attese e delle piccole illusioni. Questo libro ha una propria voce e una sottile armonia di fondo. Sandra Petrignani, alla presentazione del 4 febbraio alla Casa delle Letterature di Roma, cita Marguerite Duras che stilò un decalogo di “buona scrittura” per esordienti. «Nel libro di Giò» dice«ritrovo tutto».
Yari Selvetella, scrittore ed ex compagno dell’autrice, ha raccontato, nella stessa occasione, che «l’ultimo suo segno, sul quaderno che aveva in ospedale, è stata una virgola. Aveva ancora tanto da dire». Si commuove e ci commuove, come il romanzo anche la vita, un rendez-vous tra durezza e ingenuità, la forza di due donne che sono una e sono tante.
(Giovanna De Angelis, La frattura, Elliot, 2014, pp. 171, euro 16,50)
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