“Il ballo” di Irène Némirovsky

di / 5 marzo 2011

Irène Némirovsky è ormai una celebrità e la pubblicazione postuma del suo romanzo incompiuto Suite française, insignito del prix Renaudot nel 2004, l’ha consacrata per sempre una leggenda.
Ciò che si ignora di questa scrittrice, tragicamente scomparsa nel 1942, è la grande capacità di dare alla luce piccoli gioielli letterari, che in poche pagine riescono a creare un universo narrativo di personaggi tanto vividi da saltar fuori dalla pagina e vivere di vita propria.
Il ballo è un romanzo breve, composto tra un capitolo e l’altro di David Golder e mostra tutto il talento della scrittrice.
Nella Parigi degli Anni Venti i signori Kampf – una coppia di ebrei – sono recentemente passati dalla povertà alla ricchezza con un colpo di fortuna in borsa. Un ballo è l’occasione giusta per presentarsi a una società sospettosa e piena di pregiudizi nei confronti di questi parvenus.
La figlia Antoinette sconvolge i loro piani in un’istante: ma perchè?
Fin dalla prima pagina si respira un’atmosfera di attesa per un evento importante, agognato e temuto al tempo stesso: il ballo, il vero protagonista del romanzo. I preparativi coinvolgono l’intera famiglia e mettono in moto l’azione, che procede in un crescendo di aspettative e cattura il lettore fino all’ultima pagina.
Il tema della discriminazione emerge fin dai primi istanti, allorchè Mme Kampf esita a scrivere quegli inviti che rappresentano un lasciapassare che li affrancherà dall’emarginazione.
Lo status di parvenus è portato avanti con riferimenti insistenti a una ricchezza esagerata, volgare che cela una mancanza di classe e di gusto. L’ironia sui personaggi si esprime attraverso l’immagine di gioielli vistosi e nel cambio di look di Mme Kampf, la cui chioma fiammeggiante (chevelure flamboyante) la rende irriconoscibile agli occhi della figlia.
Si ritrova la rivalità madre/figlia intesa non soltanto come scontro generazionale ma quale competizione esclusivamente femminile tra una donna non più giovane che stenta ad ammettere il passare degli anni e una figlia pronta a ribellarsi a una figura autoritaria che la tiranneggia imponendole le proprie scelte.
Questo breve romanzo può essere considerato uno dei rari capolavori dedicati all’adolescenza: Antoinette ha quattordici anni, si nutre di letteratura e già si immagina nelle vesti di Madame Bovary al suo primo ballo.

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