“NEON. La materia luminosa dell’arte” al MACRO
di Federica Imbriani / 26 ottobre 2012
Fino all’11 novembre, nella ricorrenza del centesimo anno dell’invenzione di Georges Claude, il MACRO di via Nizza ospita la mostra Neon. La materia luminosa dell’arte. L’esposizione, ideata da David Rosenberg in cooperazione con la Maison Rouge di Parigi, nella sua edizione romana coinvolge in qualità di curatore Bartolomeo Pietromarchi, direttore della struttura, assieme allo stesso Rosenberg. Enel, che festeggia il cinquantesimo anniversario della fondazione, è partner del museo ed è infatti nella sala intitolata all’azienda che si svolge la maggior parte del percorso espositivo. Le opere in mostra sono settanta, per cinquanta artisti internazionali tra cui Bruce Nauman e Jason Rhoades. Molte di queste sono firmate da italiani – tra cui Maurizio Nannucci, Massimo Bartolini e Maurizio Cattelan – a testimonianza del grande fascino esercitato da questo materiale anche sui nostri connazionali, che hanno contribuito in maniera importante e specifica alla sua fortuna.
Nonostante il tempo e lo spazio che separano le opere, le prime prodotte negli Stati Uniti negli anni Cinquanta, queste vengono collegate l’una con l’altra all’interno di movimenti concettuali tra i quali lo spettatore viene condotto alla scoperta della materia luminosa/artistica. Già dall’ingresso le parole luccicanti si comportano come lo stregatto di Carroll, inviando brevi e confortevoli messaggi allo spettatore.
Pietro Golia, Welcome, 1974
Nella grande sala si fruisce in prima battuta dell’interpretazione artistica dell’insegna (Andrea Nacciarriti, R.I.P., 2009) e si interagisce con la grande opera di Rhoades che fa pensare a La madre de le sante del Belli.
Jason Rhoades, Untitled, 2004
Proseguendo le opere si fanno più complesse e la luce viene incanalata lungo percorsi geometrici che si rivelano in grado di emozionare (Piotr Kowalski, Pour qui?, 1967). Aiutandosi con gli specchi gli artisti rimandano all’infinito il messaggio veicolato dall’opera invitando lo spettatore a cedere le proprie riserve e lasciarsi ingannare (Paolo Scirpa, Ludoscopio, 1977). Il significante acquista importanza pari al significato quando l’istallazione riporta piccoli messaggi scritti (Massimo Bartolini, Anche oggi niente, 2006) e più sottili si fanno le tracce, più grafico si fa il segno, maggiormente l’occhio coglie la poesia laddove la poesia manca (Maurizio Nannucci, The missing poem is the poem, 1939) fino ad arrivare ad istallazioni che ingannano l’occhio e replicano con la sola luce la sensazione di pieni e vuoti architettonici.
Maurizio Nannucci, The missing poem is the poem, 1939
La sensazione è che la sorprendente architettura di Odile Decq entri in risonanza con il materiale in mostra che viene sapientemente distribuito nello spazio con il gusto di tendere un agguato allo spettatore. Fuori dalla grande sala, infatti, le istallazioni aspettano di essere trovate e lo spettatore, mai pago, percorre i corridoi sospesi con entusiasmo per scoprire punti luminosi nei tavolini sulla terrazza che sovrasta l’auditorium del museo, pittogrammi del nuovo millennio in attesa di speleologi da ascensore e interrogativi particolarmente calzanti – Bik Van der Pol, Are you really sure that a floor can’t also be a ceiling?, 2010 – sotto l’uragano Andrea di Bros, psichedelica sovrapposizione di pellicole trasparenti che fanno sognare, apocalittiche quasi quanto la video arte di Delphine Reist. Della pioggia di meteoriti di neon ci si accorge solo alla fine. Il ritmo dei crolli è udibile quasi da ogni punto del museo, ma solo quando restano poche luci si percepisce la suspense del countdown e, quando anche l’ultima luce si spegne, è il momento di tornare a casa.
NEON. La materia luminosa dell’arte
Dal 21 giugno all’11 novembre 2012 presso il MACRO, Museo d’Arte Contemporanea Roma.
Per maggiori informazioni:
http://www.museomacro.org/it/neon-la-materia-luminosa-dell’arte
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