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“L’invenzione del compleanno” di Jean-Claude Schmitt

di Gabriele Sabatini / 22 marzo

Quasi non ce ne rendiamo conto, perché sembra di essere naturalmente portati a considerare il nostro compleanno come una data da ricordare, da celebrare, tanto che ci si deve giustificare se non gli diamo la giusta importanza, ma non è stato sempre così.

Leggendo il breve saggio L’invenzione del compleanno, con cui il medievista francese Jean-Claude Schmitt si è divertito a raccontarci la storia di questa ricorrenza, impariamo che il Medioevo non era per nulla, o quasi, attento al genetliaco – d’altronde il compleanno, nell’antichità, aveva una connotazione di festa religiosa pagana e anche per questo venne rifiutato dal cristianesimo – semmai veniva ricordata la data della morte, che spalancava le porte della vita eterna e rappresentava la vera nascita, quella nell’aldilà.

La riabilitazione del compleanno avvenne con lo spostamento da un’idea di tempo circolare, come quella del calendario liturgico, a una lineare, che vede gli anni tutti diversi gli uni dagli altri, tutti figli delle idee, degli investimenti e dei progetti degli anni precedenti. Ecco forse spiegato perché Marco Polo, vissuto non molto tempo prima del Rinascimento, ed esempio di quel mercante protagonista della prima espansione economica europea, dedicò molta attenzione ne Il Milione alle celebrazioni per la nascita del khan Qubilai. È probabile che «non avesse osservato nulla di simile in patria», prima di allora.

Può venire da chiedersi quando il compleanno assunse più o meno quella forma di festa borghese così come la conosciamo oggi. Sembra che la risposta vada collocata nel 1802, quando Goethe si vide recapitare una torta con cinquantatré candeline: è qui che rintracciamo dinamiche simili a quelle attuali, di una celebrazione che è sì momento di intimità familiare, ma diviene anche, per molti, attestato di riconoscimento sociale e, nel caso di Goethe, quasi di destabilizzazione sociale, tanto che nel 1826 il re di Prussia dovette ordinare che la nascita dello scrittore non fosse celebrata con più fasto di quelle dei membri della casa reale.

Oggi il compleanno viene festeggiato talvolta con grotteschi eccessi, in un’epoca in cui la nostra attenzione è tutta per la vita terrena, quasi senza renderci conto che ogni anno segna un passo verso la fine, o forse proprio per questo: a significare la nostra esistenza, nonostante tutto.


(Jean-Claude Schmitt, L’invenzione del compleanno, trad. di Roberto Cincotta, Laterza, 2012, 112 pp, euro 18)