Libri
“Terapia di coppia per amanti” di Diego De Silva
Fenomenologia del piede in due staffe
di Federico Iarlori / 13 luglio
Cosa fareste se la vostra amante vi chiamasse ripetutamente nel cuore della notte mentre voi dormite spensierati nel letto accanto a vostra moglie? E se, per giunta, fosse vostro figlio a rispondere al telefono? A queste e a tante altre domande prova a rispondere Diego De Silva nella sua ultima, riuscitissima fatica letteraria: Terapia di coppia per amanti (Einaudi, 2015). Avete letto bene: ci prova. Quello dello scrittore napoletano, infatti, non è il racconto pretenzioso di chi cerca di spiegarvi come va il mondo, ma è piuttosto un testo maieutico, che, attraverso l’efficace alternanza dei punti di vista – quello del protagonista, Modesto, e della sua amante Viviana, che si dividono un capitolo a testa (o quasi) – si propone di vivisezionare il complesso universo delle relazioni affettive alla ricerca di una verità sempre in bilico tra razionalità, pulsioni e minaccia della routine, senza per questo rinunciare a una tesi di fondo, proposta fin dall’incipit del libro: «Se pensate che gli amanti siano partigiani della felicità; gente abbastanza disillusa da aver capito che l’unico modo per resistere all’andazzo mortifero della vita matrimoniale sia farsene un’altra in cui negare ideologicamente le norme vigenti nella prima, e dunque abolire ogni ruolo, ogni dovere, ogni ambizione di stabilità in nome di un unico fine superiore (il solo che poi conta veramente), quello di vedersi quando si ha voglia di aspettarsi dall’altro più di quanto ti dà; bene, se è questo che pensate, allora lasciate che vi dica che non avete la benché minima idea di cosa state parlando».
Per dimostrare che avere un amante non significa affatto sbarazzarsi degli aspetti più fastidiosi della vita di coppia, ma crearne di nuovi, De Silva ci racconta la storia di Modesto – musicista, sposato e papà di un figlio di vent’anni – e di Viviana, amante appassionata e vagamente nevrotica, entrambi impegnati in uno snervante e a tratti claustrofobico percorso di analisi dei propri sentimenti e delle reciproche reazioni ai piccoli eventi di una vita quotidiana vissuta costantemente con il piede in due staffe. La scrittura di De Silva, capace di alternare momenti di estrema sincerità e spunti lirici di grande raffinatezza, è prima di tutto molto divertente. Fin dalle prime pagine ci immergiamo nelle “pippe mentali” dei due protagonisti – il racconto è sempre in prima persona, a parte alcuni capitoli in seconda persona –, nei loro ragionamenti tanto credibili quanto comicamente intricati – fondamentale il ruolo che giocano le lunghe frasi tra parentesi, quasi un romanzo nel romanzo –, fino all’inevitabile rivelazione: l’uomo e la donna vivono su due pianeti diversi e i loro meccanismi cerebrali, il modo in cui ciascuno interpreta e reagisce ai gesti dell’altro, appartengono a due linguaggi talmente differenti da rischiare una desolante incomunicabilità.
Ma nel romanzo non c’è spazio solo per i due protagonisti principali. Attorno a loro, infatti, ruotano vari personaggi che, malgrado una psicologia piuttosto monodimensionale, risultano tutti funzionali nel marcare in maniera ancora più efficace – laddove ce ne fosse il bisogno – le doti comiche del racconto, incarnando a meraviglia la funzione proppiana degli “aiutanti”. Tra questi va sottolineato il ruolo del padre di Modesto, un vecchio tombeur de femmes cinico e senza scrupoli, ma soprattutto il simbolo di un uomo “all’antica” che probabilmente non esiste più e per cui la vita – forse – era molto più semplice.
(Diego De Silva, Terapia di coppia per amanti, Einaudi, 2015, pp. 288, euro 18)
LA CRITICA - VOTO 8/10
Lo scrittore napoletano ispeziona con meticolosità scientifica i meccanismi dei rapporti uomo/donna evitando con destrezza le ovvietà e regalandoci una lingua brillante e divertentissima. Dedicato a chi ha avuto (almeno) un amante, ma soprattutto a chi pensa che siano tutte rose e fiori.