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I clan al comando del processo di ristrutturazione globale
“L’età dell’oikocrazia” di Fabio Armao
di Antonella De Biasi / 24 luglio
Lo stato moderno, che negli ultimi secoli ha incarnato l’istituzione di riferimento delle dinamiche sociali, esiste ancora: ma non è il sistema più rilevante. Di fatto è avvenuta una massiccia trasformazione che ha nuovi protagonisti: dei gruppi a base clanica, in perfetto equilibrio tra globale e locale, capaci di muoversi astutamente, coltivando interessi ben precisi e con scarso rispetto delle “sacre” regole democratiche.
Fabio Armao, professore di Relazioni Internazionali dell’Università di Torino in L’età dell’oikocrazia (Meltemi, 2020) tratteggia le linee principali di una nuova forma di governo, l’oikocrazia, un neologismo che deriva dalla fusione del termine greco kratos, potere, con oikos, la casa, il clan. L’età dell’oikocrazia rientra in una “trilogia del clan”, che è il frutto di un percorso di ricerca accademica e personale che l’autore ha definito “eversiva”.
Il clan non solo identificato con la criminalità organizzata nelle sue diverse stratificazioni, ma anche in quanto struttura familistica di potere nella politica, nell’economia e nelle élite finanziarie.
Il saggio si apre con una importante introduzione: «Ci sono due modi per spegnere lo spirito di una civiltà: nel modello orwelliano la cultura diventa una prigione […] nel secondo modello, quello huxleiano, diventa farsa. Un mondo alla Orwell è molto più facile da riconoscere e da combattere che un mondo alla Huxley». Il paragone tra i due sistemi tornerà spesso nel testo di Armao, secondo cui il diffondersi dell’oikocrazia prefigura un nuovo totalitarismo che miscela la distopia di Orwell e quella di Huxley, accomunate però da un’unica matrice clanica: «Quasi senza accorgercene, stiamo producendo una società auto-immune, incapace di riconoscere i propri agenti patogeni e, di conseguenza, destinata a alimentare i propri mali, invece che debellarli».
Il clan ha iniziato a prendere forza, segnando la fine dell’era dei diritti individuali e mettendo al centro gli interessi di una “famiglia immaginata”: come l’autore spiega in un linguaggio chiaro e accattivante, il clan è in grado di stimolare l’attaccamento emotivo di chi ne fa parte, basandosi su relazioni politiche, clientelari. E naturalmente sul denaro.
Un clan economico può indentificarsi con una professione, mentre chi appartiene a un clan “civile” si potrebbe ispirare a un ideale, come l’antiglobalismo. Uno dei passaggi più intensi del saggio parla proprio di uno dei tanti paradossi della globalizzazione: da un lato ha abbattuto le barriere spaziali grazie ai nuovi sistemi tecnologici, dall’altro ha prodotto una scoperta della territorialità come scheletro della vita quotidiana.
Uno spazio delimitato insomma, «che va considerato come il luogo di esercizio fisico di potere, delimitato da chi è in grado di controllarlo e decidere quali individui (o beni) escludere». Armao si riferisce ai clan come moltiplicatori del capitale sociale, ma senza che questi accrescano la coesione sociale, anzi. La struttura oikocratica alimenta i processi di privatizzazione della comunità.
E non solo, l’oikocrazia ha prodotto una decisiva conseguenza: la frammentazione del diritto «che si manifesta sia nella dispersione dei poteri legislativi e giudiziari, sia nella proliferazione dei settori di intervento normativo».
A trent’anni dal 1989 ci troviamo in un limbo di opportunità chiuse e di riorganizzazione del capitalismo globale dettate dal neoliberalismo. Armao propone delle nuove forme di governance dello spazio urbano ed economico e il favorire di nuove reti di resistenza, in grado di opporsi alla mediazione sociale basata sul denaro e gli interessi privati.
Occorre ritornare a investire nella democratizzazione come processo educativo di ogni singolo cittadino, prima che puntare a riformare le istituzioni. Per quanto possa sembrare utopistico sarebbe auspicale «un ritorno alle origini», avviando la costruzione sociale di una nuova comunità immaginata.
(Fabio Armao, L’età dell’oikocrazia, Meltemi, 2020, 160 pp., euro 16, articolo di Antonella De Biasi)