Libri
Il popolo dei luoghi comuni
“Volti d’Italia” di Gaia van der Esch
di Giovanna Nappi / 6 luglio
Una vecchia 600 azzurra, un intero paese da esplorare per quattro mesi, decine di persone di ogni età, sesso, professione, estrazione sociale e 46 quesiti da sottoporre loro per rispondere a un tutt’altro che semplice interrogativo: «Che cos’è l’identità italiana?»
Sono questi i presupposti che hanno accompagnato, a partire dal maggio 2019, Gaia van der Esch in quel viaggio poi culminato in Volti d’Italia, saggio on the road pubblicato nel 2021 da il Saggiatore.
Alla base un’ammissione di appartenenza ed estraneità allo stesso tempo: van der Esch nasce da madre milanese e padre olandese-canadese, trascorre l’infanzia in un «paesino arroccato su un lago nella provincia romana», poi si trasferisce all’estero per studiare a Harvard.
Non si cade in errore quando si ritiene che la distanza da un luogo, da una persona o da una situazione sia quasi propedeutica a una più fedele osservazione dei fatti. Come ricorda la stessa autrice nell’introduzione al volume, «più sono all’estero, più vedo l’Italia con una prospettiva quasi esterna, i suoi pregi e difetti mi diventano subito evidenti, così come il suo mosaico di paure e speranze».
Per trasformare quel sentimento informe in riflessione cosciente e rivelatrice su un tema decisivo come quello dell’identità è però necessario un approccio che non può esaurirsi alla mera raccolta di testimonianze e di luoghi comuni. L’impresa è ancor più difficile se si considera l’estrema complessità della materia: Italia è sinonimo di esasperato soggettivismo e grandi contraddizioni, di arretratezza, di assenza di civiltà, di chiusura mentale, di mancanza di valori; ma è anche culla della cultura, della generosità dei suoi abitanti, della bellezza incondizionata dei paesaggi, delle tradizioni centenarie.
L’operazione di Volti d’Italia è senz’altro originale: il topos del viaggio, caro alla letteratura, qui si piega a una causa nobile, restituire agli italiani quel binomio di bellezza e complessità per fare chiarezza in un periodo storico di non facile interpretazione. Ne emerge una diapositiva del territorio e delle sue persone che, come una cartolina ricordo che si spedisce al compagno di classe da una località balneare in estate, rimane impressa in chi è rimasto in città, finché non ricomincia la scuola a settembre.
A tratti esilarante, a tratti commovente, ogni racconto riportato è lo specchio della persona che legge. Ma, al primo quasi spontaneo moto di immedesimazione da parte del lettore, subentra poi la sensazione di un generale rabbonimento dell’autrice attraverso considerazioni legittime ma già ascoltate tante e tante volte.
Se è vero che la mentalità italiana è spesso ancorata a determinati schemi che continuano a ripetersi, è altrettanto vero che in un viaggio tra i volti d’Italia si cerchino spunti di riflessione inediti o, perlomeno, analizzati da un’altra prospettiva. Nonostante le tematiche emerse in ogni intervista siano vere (l’Italia è un paese in cui chiusura mentale e mancanza di civiltà hanno spesso occasione di agire), l’impressione è che il problema sia banalizzato.
Le principali considerazioni dell’autrice non aggiungono valore alla questione. Ad esempio:
«Cambiare si può – per i più pessimisti, sì, questo vale anche per l’Italia – e cambiare si deve; per i nostri figli e nipoti, per chi non è ancora nato ma anche per chi ci ha già lasciati, con la responsabilità di portare avanti le loro storie, la loro eredità, a testa alta».
O, ancora:
«Il nostro è un orgoglio antico, legato agli antenati, alla storia, che rimane ancora oggi il motore del paese: ogni persona con cui ho parlato condivide questa consapevolezza di discendere da un passato glorioso e, ancor più, la speranza di ritrovare, un giorno, questa grandiosità. Insomma, il nostro passato ci rende fieri ed è la scintilla che fa muovere milioni di persone: ci dà la voglia di alzarci la mattina, di lavorare, di mettere al mondo figli e costruire un futuro che ci oltrepassi».
Ne emerge un ritratto sicuramente caratteristico e veritiero all’interno di una struttura letteraria interessante, un ritratto guidato da un’intuizione intelligente che, però, non si è tradotta in qualcosa di più e non spinge alla riflessione.