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Libri

La forza commovente della verità letteraria

“L’anima delle città” di Jan Brokken

di Giulia Eusebi / 14 febbraio

«I luoghi che in un modo o nell’altro ti attirano hanno sempre qualcosa a che fare con un’esperienza precedente». E se la stessa affermazione può valere per i libri, forse risiede proprio in questo ciò che attrae il lettore verso le opere di Jan Brokken: quell’indefinita sensazione di entrare in contatto con qualcosa che ci riguarda, più o meno da vicino, e che in qualche modo fa parte del nostro passato.

Dopo Anime baltiche e Bagliori a San Pietroburgo, Brokken torna con L’anima delle città (Iperborea2021) a raccontarci storie conosciute, sconosciute, dimenticate. La struttura narrativa è sempre la stessa: racconti brevi che aprono finestre sulla vita di personaggi in grado di segnare il mondo con il loro passaggio. Ogni racconto è un varco su uno spazio fisico e su una dimensione temporale – che sia la spiaggia di Arcachon nel primo Novecento, la regione della Curlandia negli anni della Cortina di ferro, o i due centri della città di Bergamo agli inizi dell’Ottocento –, poi lo spazio e il tempo si allargano, per connettere luoghi ad altri luoghi e far emergere i molteplici fili rossi che tengono unite le persone.

Oltre alla struttura narrativa, non cambia neppure l’atteggiamento dell’autore nel modo di addentrarsi nelle vite dei suoi personaggi: Brokken maneggia con cura e rispetto il materiale biografico che deposita nei suoi libri, e nel momento in cui decide di entrare nell’intimità di un personaggio non lo fa scegliendo di utilizzare la porta principale, ma quella sul retro, in silenzio, per non disturbare.

Anime baltiche, Bagliori a San Pietroburgo e L’anima delle città sono tre libri imparentati tra loro, generati dallo stesso seme che ha fatto germogliare in Brokken la costante voglia di viaggiare, visitare posti e congiungere la propria anima con l’anima dei luoghi su cui posa lo sguardo e, in particolar modo, con l’anima delle persone che lì hanno abitato le loro vite. L’atteggiamento è quello del viaggiatore d’altri tempi, un viaggiatore in grado di procedere con lentezza. Citando Proust, per il quale «il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi», Brokken sottoscrive il suo manifesto di flâneur.

A differenza però dei due libri precedenti, in cui l’area dei pellegrinaggi è in qualche modo circoscritta e dichiarata fin dal titolo, L’anima delle città si espande e nei dodici capitoli-racconti è possibile vagabondare in Olanda, in Germania, in Francia, in Italia, e persino arrivare nel lontano Giappone, anche se il baricentro della narrazione resta imperniato sull’Europa. 

È impressionante constatare come la fatica documentaria che sta dietro a questi racconti sembra non gravare minimamente sull’autore, che mantiene una freschezza di penna corroborante. Sembra quasi che il tempo trascorso a consultare documenti, gli appunti presi, la gran quantità di immagini impresse nella mente si espandano in modo fluido, e il tutto appaia come una chiacchierata tra vecchi amici, tra un “Sai che…” e un “Ti ricordi?”

Alberga in Brokken un patrimonio genetico prettamente russo, e la conseguente e connaturale capacità di narrare storie si potrebbe definire quasi un’esigenza. A questo si associa una capacità di ritrarre i personaggi con la stessa sincerità fiamminga di Memling o di Vermeer.

Dei personaggi da lui raccontati alcuni sono noti ai più, altri meno, ma di tutti vengono messi in luce aspetti sfuggiti alle irrigidite biografie ufficiali. E nel caso in cui la storia fosse già conosciuta, di sicuro è nuovo lo sguardo di tenerezza che Brokken posa su ciascun personaggio a cui decide di fare visita. È proprio lì che risiede l’immensa ricchezza che i libri di Brokken donano a chi si accosta a loro: attraverso la rispettosa narrazione di queste storie si ha la possibilità di scoprire e, perché no, di innamorarsi, che sia la Lakštingala di Čiurlionis, o le geometrie arboree dell’Orto botanico di Cagliari, opera di Eva Mameli Calvino.

Brokken ci racconta che si può amare una città anche senza amarla, amandone solo l’idea, o un suo dettaglio, proprio come accade a Mahler che di Amsterdam ama la disciplinata maestria dell’orchestra del Concertgebouw. Oppure in una città uno può mettere in pratica l’inno epicureo del λάθε βιώσας, lathe biosas, che vede la solitudine come strada per assaporare il piacere della vita: è quanto accade a Giorgio Morandi nella sua personalissima Bologna.

«Nei miei libri ho sempre cercato di raccontare la grande storia, dandole un viso e personificandola in persone note o sconosciute. […] È un gioco di prospettiva: cerco di allargare la storia mondiale per restringerla, arrivando a quella personale, per poi riallargarla di nuovo abbracciando quei temi universali, dalla libertà all’amicizia». Questo è quanto afferma lo stesso Brokken durante l’intervista che concede a Maria Ducoli, in occasione del festival “Incroci di civiltà”, organizzato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia. Con L’anima delle città, quindi, l’autore ci regala dei viaggi immersivi per dare nuovi volti a realtà storiche e geografiche che già conosciamo, e che lui ci aiuta a vedere riflesse sui visi della gente.

Sta al lettore trovare la chiave di lettura, e capire in fin dei conti qual è l’anima delle città. Le risposte possono essere molteplici, e non ci sono risposte errate. È indiscusso che le anime sono tante, come tante sono le persone che hanno attraversato le città visitate dai racconti di Brokken, o più in generale le città del mondo. «Mi piace pensare che nessuno scompare senza lasciare in eredità un’orma, un’impronta digitale o un’idea». Potrebbe essere questa la frase a sigillo dell’opera di Brokken e una possibile spiegazione del suo lavoro di scrittore di storie. 

Quale che sia la risposta che uno abbia trovato, una volta conclusa la lettura di L’anima delle città, ciò che appare ormai come granitica certezza è di aver trovato in Brokken un autore entusiasta di mostrare il vero nella letteratura, proprio perché, affidandosi alle parole illuminate di Jean Cocteau, «solo la verità, anche quando è ben nascosta, possiede la forza di commuovere».

 

(Jan Brokken, L’anima delle città, trad. di Claudia Cozzi, Iperborea, 2021, 352 pp., euro 19, articolo di Giulia Eusebi)