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Musica

[RockNotes] Le uscite di settembre

di Redazione / 23 settembre

Brevi recensioni come fossero delle annotazioni. Nasce da questa idea [RockNotes], la nuova rubrica mensile di InMusica. Perché vista la mole delle uscite discografiche abbiamo deciso di segnalarvi tutti quei dischi che non verrebbero recensiti per questioni di programmazione, ma che meritano comunque di essere ascoltati. Si parte con le uscite di settembre.

Franz Ferdinand, Right Thoughts, Right Words, Right Action (Domino, 2013)

Come gli Oasis nel loro periodo d’oro: sapevi già quello che usciva, senza nessuna sorpresa, ma ne rimanevi soddisfatto. La band scozzese di Kapranos – giunta al quarto disco – non rinuncia alla sua formula vincente: chitarre in primo piano, ritmi avvincenti e ritornelli trascinanti. Niente di nuovo sotto al sole (a parte per qualche uscita di synth), ma è pur sempre un ispiratissimo indie-rock da mettere al massimo nelle cuffie.


Nine Inch Nails, Hesitation Marks (Columbia, 2013)

Avete mai provato a gettare un gatto nella lavatrice durante la centrifuga? Non fatelo. È stupido oltreché crudele. Il nuovo lavoro dei Nine Inch Nails assicura una stessa geometria circolare di perfide emozioni: derive anfetaminiche per cerebrali party underground. Sempre meno industrial, sempre più post senza mai essere stati nulla. Che sia questa la forza di Trent Reznor?


Marnero, Il Sopravvissuto (Dischi Bervisti / Sanguedischi / Escape From Today / Mother Ship / V4v / To Lose La Track / Fallo Dischi)

Il Sopravvissuto dei bolognesi Marnero, distribuito gratuitamente online, è la seconda parte di una trilogia dedicata al fallimento, iniziata col Naufragio Universale del 2010. Alcune tra le migliori etichette indipendenti italiane hanno collaborato alla pubblicazione del disco che segue il sopravvissuto nella ricerca di terra, sbalzato tra ondate hardcore, post rock e doom; la calma della risacca è sempre seguita dalla tempesta sonora. Ora non resta che aspettare la parte finale di un progetto tra i più interessanti nel panorama italiano contemporaneo.


Tired Pony, The Ghost of the Mountain (Fiction Records, Polydor Records)

Esistono dei rocker che non riescono a poggiare per un secondo la chitarra. Uno di questi è Peter Buck. Da sempre iperattivo con svariati progetti paralleli, dopo la fine dell’avventura R.E.M. non ha perso un secondo e ha sfoderato subito un omonimo disco solista. I Tired Pony sono un super-gruppo con lui alla chitarra e Gary Lightbody degli Snow Patrol alla voce. Intorno, gente del calibro di Jacknife Lee, Richard Colburn e Scott McCaughey. Dopo il riuscito esordio con The Place We Ran From, su The Ghost of the Mountain gravavano aspettative maggiori: e in parte vengono deluse. Non andando oltre la copia del primo disco, il risultato è gradevole, ma visti i nomi chiamati in causa, era legittimo aspettarsi qualcosa in più.


AA.VV., Fonderie Jazzcore (Impatto Sonoro, 2013)

L’umanità è piuttosto prevedibile e la storia alquanto monotona. Invece di cercare qualche scarica d’adrenalina imboccando il G.R.A. contromano – pratica urbana altamente sconsigliata –, dedicatevi all’ascolto di questa nuova miscellanea di produzioni jazzcore all’italiana. Scoprirete un universo dove il jazz si è fatto avverbio, modificatore semantico. Sarete assaliti da schegge impazzite di sassofoni taglienti che precipitano su chitarre distorte e una domanda tornerà dal passato a tormentare i vostri sogni inquieti: paura e proteine, è questo che siamo?


Arctic Mokeys, AM (Beggars Banquet, 2013)

Josh Homme lo ha definito il disco perfetto da sentire dopo la mezzanotte. Si perché gli Arctic Monkeys, giunti al quinto lavoro (e al vertice della fama), sfoderano quello che non ti aspetti. Alex Turner ormai non è più il giovane grintoso del fulminante esordio e in questo AM sfodera un lato melodico non indifferente. Chi voleva un loro disco rock duro e puro rimarrà deluso, chi invece vuole godersi la loro evoluzione musicale, si sfregherà le mani.