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“Ray Donovan” di Ann Biderman

di Alessio Belli / 16 ottobre

[Attenzione, questo articolo contiene spoiler su una serie ancora inedita in Italia]

Benvenuti nella vita di un fixer, benvenuti nella vita di Ray Donovan.

Vi starete giustamente chiedendo cosa sia un fixer: è un “risolutore di guai”. Ti svegli la mattina e ritrovi la prostituta con cui hai passato la notte in overdose? Nessun problema. Chiami il fixer: lui penserà a come risolvere il caso nella maniera più riservata e silenziosa. Hai messo sotto una persona con la macchina mentre il tuo tasso alcolico era sopra la media? Tranquillo, vale la risposta precedente. Ora, Ray Donovan è un fixer. Ma a questo punto, vi starete anche chiedendo chi diavolo sia questo Ray.

Ray Donovan è il protagonista dell’omonima serie targata Showtime, ormai orfana del suo caro Dexter e pronta a colmare il vuoto proprio con questa fiction. La mole del personaggio permette di pensare in grande, perché anche Mr. Donovan ha una doppia vita. Una bella moglie, due figli, una sontuosa villa a Hollywood e tanti clienti che non possono fare a meno di lui. Questa è la vita di facciata, già di per sé losca e controversa: un mondo frenetico e violento, da tenere lontano il più possibile dalle mura domestiche. Anche perché ci sono tanti demoni a tormentare Ray e poco a poco li conoscerà anche lo spettatore, che dopo le primissime puntate non potrà fare a meno del nuovo eroe dal lato oscuro.

Ci sono una sorella morta in circostanze misteriose, un padre appena uscito di galera pronto a giurare vendetta ai soci di Ray, gli altri fratelli e le loro burrascose vite, un prete ammazzato quasi subito perché qualche anno prima ha allungato le mani su dei poveri innocenti. Questo e tanto altro nella vita del protagonista. Eventi che a un primo impatto non sembrano nemmeno scalfire il volto di Liev Schreiber.

In una serie in cui le drammatiche parabole interiori dei personaggi la fanno da padrone, il cast assume un’importanza stratosferica. E fortunatamente il cast di Ray Donovan è al 90% cinematografico. Il già citato Liev Schreiber – considerato l’attore shakespeariano più bravo della sua generazione, nonché regista della trasposizione cinematografica di Ogni cosa è illuminata – finalmente ha l’opportunità di imporsi alla grande. Come altri grandi attori di cinema spesso sottovalutati o snobbati, anche lui può avere la sua vendetta grazie a un ruolo in una serie tv. Lui, che qualche anno fa si era permesso di sostituire Grissom in C.S.I. per poche – ma intese – puntate. Dicevamo del suo volto, che nulla può scalfire: una maschera spietata con cui destreggiarsi trai tanti clienti bisognosi di salvezza. Una maschera che però, dopo l’uscita del padre di galera e lo sviluppo di alcune delicate trame, mostrerà il suo lato più umano e sensibile. John Voight nei panni di Mickey Donovan ci regala un’interpretazione indimenticabile: è uno spettacolo vederlo gigioneggiare in ogni scena. E altrettanto fanno i bravissimo comprimari: Steven Bauer (il Manny di Scarface), Elliot Gould (Ocean’s Eleven), Peter Jacobson (il Taub di House). Per non citare la comparsa di James Wood e Rosanna Arquette a metà stagione.

Tecnicamente impeccabile, scritto magistralmente e interpretato all’ennesima potenza, Ray Donovan è pronto a imporsi come nuova serie cult della tv. In America già lo è. In Italia?